Visualizzazione post con etichetta Alchimia. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Alchimia. Mostra tutti i post

domenica 21 giugno 2020

Solstizio d'estate - Litha – Casmaran, il trionfo della luce



Intorno al 21 giugno il sole celebra il suo trionfo, in quello che è il giorno più lungo dell'anno, ma che allo stesso tempo, rappresenta l'inizio del suo declino.
Infatti, dopo il Solstizio d'Estate, le giornate iniziano lentamente ma inesorabilmente ad accorciarsi fino al solstizio d'inverno, in quella che è la fase "calante" dell'anno.
Solstizio deriva dal latino solstat, "il sole si ferma", e, infatti, pare quasi che il sole indugi un po' in questa posizione prima di riprendere il suo cammino discendente. Il sole raggiunge la sua massima declinazione positiva rispetto all'equatore celeste, per poi riprendere il cammino inverso: inizia l'estate astronomica.

E' tempo in cui possiamo ricevere il massimo della potenza solare: la mistica forza che unisce cielo e terra è ora più forte.
Questa verità era conosciuta dagli antichi popoli che pare fossero a conoscenza del fatto che le "ley lines", le misteriose linee energetiche che solcano la superficie terrestre aumentano la loro carica energetica tramite la potenza solare. Anche monumenti come menhir, dolmen e cerchi di pietre erano forse focalizzatori artificiali del sistema energetico terrestre.
I cristalli possono essere potentemente caricati al solstizio e siccome il granito dei megaliti di Stonehenge contiene una grande quantità di quarzo, questo cerchio si attiva al Solstizio, generando un forte campo energetico. Non a caso la cerimonia del Solstizio d'Estate è la festa più elaborata e più famosa compiuta dai moderni ordini druidici, che la celebrano ogni anno appunto a Stonehenge (nel 1999 sono ripresi i rituali dopo una sospensione di dieci anni decretata nel 1988 dalle autorità britanniche per motivi di ordine pubblico).

Il Neo-Druidismo chiama il Solstizio d'Estate Alban Heruin, "Luce della riva". Infatti, la festa è al centro dell'anno, al suo volgere, così come la spiaggia è il luogo d'incontro di mare e di terra dove i due confini si uniscono. Nelle tradizioni antiche la "terra" era la zona astronomica al di sopra dell'equatore celeste e l' "acqua" quella inferiore. Il sole trovandosi nel loro punto d'incontro è come sulla riva del mare.

Mazzetti di erbe collocati sotto il cuscino favoriscono i sogni divinatori: le erbe giocano un ruolo di primo piano nelle tradizioni solstiziali e di San Giovanni. Si raccolgono piante aromatiche da bruciare sui falò solstiziali, piante che danno poco fumo e hanno un buon aroma, come timo, ruta, maggiorana. È comune credenza che moltissime piante raccolte in quest'epoca abbiano poteri quasi miracolosi.
Il vischio è una pianta solstiziale molto importante nella tradizione celtica: secondo lo scrittore romano Plinio pare che gli antichi Druidi raccogliessero questa pianta con un falcetto d'oro, strumento che univa la forma lunare al metallo solare. I rami di vischio al Solstizio d'Estate assumono un aspetto dorato, il famoso Ramo d'Oro dei miti.
Il sambuco tagliato la vigilia del Solstizio, sanguina nelle leggende britanniche.
Il seme di felce permetteva di trovare tesori nascosti, mentre il leggendario fiore di felce (che non esiste, al pari del seme, in quanto la felce è una pianta pteridofita, cioè che si riproduce tramite spore) rendeva invisibili i suoi fortunati raccoglitori.
In tutti i paesi europei si raccolgono erbe ritenendole impregnate di miracolose virtù: la verbena porta prosperità, mentre l'artemisia sacra ad Artemide sorella di Apollo, protegge dal malocchio.
Si riteneva in particolare che l'energia solare si raccogliesse in fiori come la calendula o l'iperico, la miracolosa "erba di San Giovanni".

Proprio tutte queste virtù magiche che terapeutiche attribuite alle piante, spiegano l'abbondare di leggende riguardanti coloro che più di ogni altra persona conoscevano le erbe magiche: le streghe.
L'usanza antica di certe donne di recarsi nude a raccogliere erbe ricorda antichi riti in cui le donne andavano nude nei campi per propiziare il raccolto, spesso danzando. Forse dietro le storie dei raduni di incantatrici e di fattucchiere nella notte di mezza estate, si cela anche il ricordo dei riti solstiziali celtico-germanici intorno ad un albero (il noce di Benevento!) o delle feste licenziose in onore della dea Fortuna nell'antica Roma che si tenevano appunto il 24 giugno: ricchi e poveri, liberi e schiavi, accorreva ai templi, banchettava e danzava.
Fortuna è la Dea della casualità assoluta, del caos benefico e rigeneratore. La somiglianza di queste feste con i Saturnali del Solstizio d'Inverno fanno del Solstizio Estivo una sorta di capodanno o di carnevale, un periodo "caotico" in cui il cosmo si rinnova e si ricrea, con conseguente rimescolamento dei ruoli sociali e capovolgimento delle norme morali. In questo benefico caos assumono rilievo i due elementi primordiali del fuoco e dell'acqua, contrapposti ma pur sempre complementari, dove il primo simboleggia i poteri della divinità maschile e la seconda quelli della divinità femminile (o, se si preferisce il Sole e la Luna).

L'acqua del Solstizio d'estate è direttamente collegata alla luna e al segno del Cancro: significativamente il glifo di questo segno zodiacale è composto da due segni spiraliformi che si oppongono in un simbolo simile allo Yin-Yang orientale, forse indicanti le due metà dell'anno che ora si incontrano.
Nelle celebrazioni solstiziali l'acqua è rappresentata dalla rugiada o "guazza di San Giovanni", cui sono attribuiti poteri miracolosi: fare ricrescere i capelli, ringiovanire la pelle o addirittura propiziare la fertilità. Non era raro che molte giovani donne si bagnassero nude nei prati con la magica rugiada la notte di San Giovanni.

Il fuoco viene simboleggiato dai falò accesi un po' ovunque in Europa nella notte solstiziale. Sono simboli solari e accenderli significa rafforzare l'energia dell'astro che d'ora in avanti va declinando. Un'altra interpretazione esalta il loro valore purificatorio, con cui vengono scacciati gli spiriti maligni e le malattie. Non bisogna dimenticare infatti che in questo periodo caotico, di "passaggio", così come gli esseri umani hanno libero accesso a regni e poteri soprannaturali, così anche le entità malefiche possono vagare indisturbate per il nostro mondo.
Nel folklore nord-europeo la vigilia di San Giovanni è una delle tre "notti degli spiriti" insieme alle vigilie di Calendimaggio e di Hallowee'en/Samhain. Ad ogni modo tutte le tradizioni popolari europee vedono l'accensione di fuochi sulle colline, processioni notturne con fiaccole e ruote infuocate gettate lungo i pendii.
Si danza intorno ai falò e si salta sulle fiamme quando queste si abbassano.

In Scandinavia il falò del Solstizio era il "fuoco di Baldur". Baldur, figlio di Odino, era il giovane dio che veniva ucciso nel fiore degli anni e probabilmente nell'antichità si sacrificavano uomini per rappresentarne la morte. Forse Baldur era uno spirito della vegetazione, lo spirito della quercia celebrato da alcuni miti nordici e celtici. Infatti, le leggende narrano di una lotta eterna tra due opposte divinità, il Re della Quercia e il Re dell'Agrifoglio, dove il primo rappresenta il Dio dell'anno crescente (cioè della metà dell'anno in cui la luce solare prevale sulle tenebre notturne) e il secondo raffigura il Dio dell'anno calante (la metà dell'anno in cui la notte prevale sul giorno).
Se in inverno era il Re dell'Agrifoglio a soccombere, a Litha-Casmaran era il Re della Quercia a dover cedere di fronte all'avversario. E questo spiega perche i fuochi solstiziali erano alimentati con legno di quercia... la quercia fiorisce intorno a Casmaran e segna il passaggio tra anno crescente e anno calante.
La morte estiva del Re della Quercia aveva varie forme: bruciato vivo, accecato con un ramo di vischio o crocifisso su una croce a T.

L'idea di due divinità o di due re che combattono eternamente tra loro appare in molte culture. Ma se nelle mitologie più antiche il signore abbattuto risorgeva ogni anno, in modo che la luce e l'oscurità regnassero in equilibrio tra loro, in tutti questi miti più tardi, probabilmente per influenza dei culti solari legati alla regalità, la vittoria dei personaggi "luminosi" è sempre definitiva e la morte di quelli “oscuri” senza appello.
Nelle leggende riguardanti il duello eterno dei due re appare spesso una figura femminile che rappresenta la Dea, la quale non combatte, non si schiera e non soccombe ma costituisce un perno immobile tra le due figure, simbolo della Morte in Vita.
Infatti, anche se ora la terra è esuberante nella sua fertilità, è pur sempre uno zenith transitorio in cui la Natura presiede alla morte del Re della Quercia e all'insediamento del suo oscuro ma necessario gemello.

Litha (dal nome della dea sassone del grano affine a Demetra e a Cerere ) rappresenta anche il ciclo agricolo incentrato sui cereali. Nelle Isole Britanniche questo ciclo venne narrato nella storia di John Barleycorn (lo spirito dell'orzo) che vive dalla semina fino al momento della sua morte ad opera della falce, ma che poi rinasce dal suo stesso seme, in un ciclo senza fine ma con momenti ben definiti, caratterizzati da celebrazioni rituali. In questo ciclo il Dio muore e discende agli inferi dove la Dea della Terra lo soccorre e lo fa rinascere.

Litha non è una festa di carattere esclusivamente maschile: nella celebrazione del Solstizio d'Estate è uso onorare sia il Dio che la Dea.
Pare che in questo periodo i culti relativi alla Dea Diana, divinità strettamente legata alla luna, entrassero in grande fermento. Ad essa ed alle altre dee lunari era associata infatti la famosa rugiada che si raccoglieva all'alba del Solstizio d'Estate, liquido dalle grandi proprietà magiche.

Celebrare Casmaran - Litha

Possiamo raccogliere le erbe del solstizio e conservarle come portafortuna. La pianta sacra del solstizio d'estate è l'iperico. L'iperico raccolto a mezzogiorno del solstizio era capace di guarire molte malattie, mentre le radici raccolte a mezzanotte cacciavano via gli spiriti maligni. L'iperico era appeso sulle porte per proteggere le abitazioni dagli spiriti malvagi, e il suo nome greco hyperikon significa appunto "proteggere" o "sconfiggere un'apparizione".
Com'è nella tradizione bruciare nove ceppi nei fuochi di Beltane, è anche costume tirare 9 tipi di erbe nel fuoco di Litha. E sono: Iperico, Ruta, Verbena, Vischio, Lavanda, Timo, Finocchio, Piantaggine e Artemisia.

In tutta Europa si traevano (e forse ancora si traggono) presagi ad opera delle ragazze nubili per sapere se si sarebbero sposate ed eventualmente acquisire indizi sull'identità del futuro sposo. Ad esempio col piombo liquefatto nelle padelle s'individuava, tramite le forme assunte dal metallo, il mestiere del futuro sposo. Altri metodi utilizzavano la chiara d'uovo versata nell'acqua o le fave sbucciate.
In Galles per trovare la propria anima gemella si camminava intorno ad una chiesa nove volte e si metteva alla fine di ogni giro un coltello nella serratura del portone, dicendo: "Qui c'è il coltello, dove è il fodero?" Il simbolismo è evidente...
Usanze logiche se si pensa che la Natura, al massimo del suo rigoglio, favorisce tutto ciò che riguarda l'amore e la fertilità.

E' il giorno delle divinazioni e delle magie domestiche, dei piccoli e grandi riti protettivi legati all'elemento fuoco.
Per celebrare Casmaran possiamo fare cose molto semplici. Ad esempio alzarci all'alba e osservare il sole che spunta, meditando sulle sue qualità e sul suo destino: la massima forza coincide con l'inizio del suo declino.
Possiamo bagnarci con la rugiada solstiziale oppure accendere un piccolo falò nel nostro giardino la vigilia del solstizio e organizzare un piccolo festino con i nostri amici.
Ma possiamo anche celebrare ritualmente questo momento con una veglia che cominci a mezzanotte, in fondo è la notte più breve dell'anno!
All'aperto si può tenere acceso un piccolo fuoco oppure si possono accendere candele rosse o dorate, meditare sui significati di questa festa, ascoltare o suonare musica, leggere poesie, magari in compagnia dei nostri amici.
Al momento dell'alba possiamo salutare il sole dicendo:

"Salute a te Sole nel giorno del tuo trionfo!"

Sentiamo l'energia solare che pervade il mondo.
Possiamo fare offerte di vino e di dolci.


Fonti e riferimenti
https://digilander.iol.it/cortescontenti/feste2.htm" \l "casmaran"
https://digilander.iol.it/cortescontenti/feste2.htm#casmaranLitha
https://www.lollymagic.it/defaultxhtml/qs_Eventi/id_6/Solstizio+d'estate+(Litha).html

lunedì 30 marzo 2020

Caterina Sforza - La tigre di Forlì e l'alchimia


Caterina Sforza nasce a Milano nel 1463, figlia “bastarda” di Galeazzo Maria Sforza e Lucrezia Landriani, moglie del cortigiano Gian Piero Landriani.
Vorrei spendere due parole sul padre di Lucrezia, un padre che ella adorerà ma allo stesso tempo temerà fino al giorno delle sue nozze che segnarono un punto di svolta non indifferente nella vita di Caterina.
Galeazzo Maria Sforza fu un uomo estremamente squilibrato e violento. Era noto a corte per la sua crudeltà e per i suoi repentini sbalzi di umore e nessuno osava contraddirlo per paura delle sue rappresaglie. Quei pochi che lo fecero, subirono durissime conseguenze come ad esempio narra il caso di un maniscalco che ebbe, come sua unica colpa, quella di sposare una bellissima fanciulla su cui posò gli occhi Galeazzo Maria. Il maniscalco tentò di ribellarsi, poiché sapeva in quali perversi modi lo Sforza violava le ragazze (prima ne godeva lui e poi a turno, davanti a lui, la poveretta era costretta a congiungersi con tutta la corte) e si ribellò.
In cambio gli vennero amputate le mani e la ragazza, dopo che fu violata, venne uccisa barbaramente.
Lucrezia Landriani, madre di Caterina, venne letteralmente sottratta a suo marito Gian Piero nel 1460 e fu costretta a convivere con Galeazzo Maria fino all’assassinio di lui avvenuto nel 1476.
Da Sforza ebbe quattro figli: Carlo, Caterina, Alessandro e Chiara che vennero legittimati dalla consorte di Galeazzo Maria, Bona di Savoia Sforza.

Caterina ereditò il carattere forte e combattivo da sua nonna Bianca Maria e la passione per le armi e la strategia militare da suo nonno Francesco. Date le sue spiccate propensioni, sin da piccolissima venne istruita nel campo militare e nelle tecniche di combattimento con la spada. Cominciò, inoltre, a frequentare il giardino botanico dello speziale di Bona Sforza, Cristoforo de Brugora, che la formò sulle proprietà curative delle erbe e la introdusse all’alchimia.
A nove anni, nel 1473 venne data in sposa a Girolamo Riario, nipote di Papa Sisto IV, dopo che Gabriella Gonzaga, madre di sua cugina, Costanza Fogliani, undicenne, rifiutò l’unione che comprendeva la consumazione immediata del matrimonio.
Galeazzo Maria non ebbe altra scelta che fare sposare la piccola Caterina con Girolamo, che all’epoca aveva circa 28 anni. Per conservare le apparenze, venne dichiarato un semplice fidanzamento tra i due e il “vero” matrimonio venne celebrato non appena Caterina raggiunse la maggiore età, secondo i dettami della Chiesa dell’epoca, nel 1477.

Nonostante le innumerevoli difficoltà che Caterina incontrò nel corso della sua vita, lo studio e la pratica dell’alchimia rimarrà una costante e un pilastro inamovibile della sua esistenza.
Alla sua morte venne ritrovato il manoscritto, chiamato “Experimenti de la Excellentissima Signora Caterina da Furlj matre de lo Illuxtrissimo Signor Giovanni de Medici”, contenente oltre 400 ricette, di salute, bellezza, tra cui si annovera anche la formula della pietra filosofale o elisir di lunga vita.
Nel manoscritto si possono trovare ricette per la creazione di rossetti, tinture per capelli (prediligendo il rosso e il biondo), trattamenti per la cura dell’infertilità, dell’epilessia, degli stati febbrili, per l’impotenza e uno dei primi anestetici.

Ecco alcune ricette, la prima è l’acqua di talco, soluzione a base mineraria utilizzata dagli alchimisti della prima età moderna:
El talcho è stella de la terra et ha le scaglie lucide e se trova ne l’isola di Ciprij et il suo colore è simile al cetrino et guardandolo essendo insieme in massa dimostra verde e vedendolo verso l’aria dimostra come cristallo et ha le infracripte virtù senza le altre che non sonno in libro noctate quale seria el desiderio de li alchimisti saperlo: prima per fare le donne belle e levarsi omni segno o machia del viso de sorte che se una donna de sesanta annj la farà parere de vinti... ancora dicta acqua de talcho o vero polvere de esso chi ne bevesse in vino biancho guarisse uno che fusse avenenato et chi in quel giorno ne havesse preso in vino biancho serà sicuro di veneno et de omni morbo e peste... Ancora se fa mentione che dicta acqua fa de lo argento oro, et de le zoie false le fa perfecte et fine (dagli Experimenti de la Ex[ellentissi]ma S]igno]ra Caterina da Furlj Matre de lo inllux[trissi]mo S[ignor] Giovanni de Medici, in Caterina Sforza, ed. Pier Desiderio Pasolini, v. 3, 617-618, Roma: Loescher, 1893. La trascrizione cinquecentesca di Cuppano è conservata in un archivio privato).

Per la libido maschile
“Contra el difecto de natura in alcuno homo o persona non posente usare cum femmina Cap. xlij. Piglia bac[ch]e de lauro ben trite confecte insieme e de quelle ungi li reni e le parte da ingenerare potentemente excita la uolunta – Ancora tolli euforbia [[16]] bac[ch]e de lauro, radice de satirione [[17]] tucte queste cose trita e fa bulire in olio siche sia como unguento et unge parte generatiua e li reni mareuigliosamente excita la uirtu generatiua. – Ancora dia satirion a beuere molto uale. – Ancora ungase la uerga cum questo unguento Piglia piper bianco lungo et nigro piretro galanga an. omnium. on. j et polueriza e mistica cum tanto mele che basti. Ancora in lo terzo nodo de la spina de lo stinco et una petra la quale se lo gallo la beue o mangia incontinente sale sopra la gallina e sopra li galli et se homo la mangiara o beuera sara libidinoso intanto che non se pora astenere[18]. – Ancora la petra la quale se troua in la masciella de la talpa da la parte deritta portata fa stare asai deritta la uerga et il contrario fa quella che sta de la parte sinistra – Ancora li testiculi de la uolpe mangiati molto uale et excita – Ancora chi uole sempre usare de luxuria beua oncie una de merolla de perdalij [sic] oltra modo face lebidine. – Ancora la radicata del satilione beuta cum uino forte excita – Ancora lo masculo destemperato cum uino et unge li reni et li membri uerili potentemente excita – Ancora li testicoli del tassone beuti cum acqua per tre di face libidine la quale non manca. – Ancora piglia semen urtice puluerizatum et mistum cum pipere et melle et in uino bibito excita totum. – Ancora la radicata cum setrion [satirione] tenuta in mane excita luxuria – Ancora la simente de lino mista cum piper e data a beuere cum uino fortemente accende la luxuria [linosa]. – Ancora li testiculi del ceruio ouero la somita de la coda de la uolpe eli testiculi del caulo acende la femina a libidine – Ancora se la uerga de lhomo e unta cum fele de uerro e de porco seluagio excita da fare tosto la luxuria delecta ale femine.

Per ringiovanire
Aqua celeste che fa regiovanire la persona, et de morto fa vivo:
pilglia garofani, noce moscata, zenzero, pepe lungo, pepe rotondo, grani di ginepro, scorza di cetrangoli, foglie di salvia, di basilico, di rosmarino, di maggiorana fine et di menta, fior di samnbuco, rose bianche et rosse (e altri 20 ingredienti, compresi fichi secchi uva passa e miele) Che ogni cosa sia ben polverizzata o pezzi metti in aqua vite (anche l’acquavite o grappa è spesso consigliata nelle ricette di Caterina). Metti in una bottiglia ben chiusa et lasciala doi giorni poi metti nel fornello coti alambicco et distilla cinque Volte, con fuoco lento, uscirà un’aqua rarissinma e preziosa.

Curare spirito e corpo
A far guarire omne persona lunatica, fantastica et malenconica:
piglia nove chieri di aqua di nove mulini et piglia doi bicchieri di aqua spremuta da radice di nibbi et fa bollire et dalle da bere ogni mattino a digiuno per nove mattine et poi fa questa unzione: prendi grasso di maiale et terra et pesta insieme poi ungi il collo il petto e lo stommaco, et più volte, et sarai guarito.

A fugare gli spiriti et le ombre, et le fanctasie:
fai leggere sopra il capo il vangelo nove giorni. Incommmincia la prima domenica d’avvento et seguita tutti i vangeli fino all’ascensione fatta eccezione per il vangelo della domenica delle palme.
Fai fumo per nove sere con incenso, palma e cannella metti, mirra, ruta, zolfo, savina, radice di optimna, issopo e comodi cervo. Se bisognasse fa cime si legga anche la leggenda di Santa Margherita et il Breviario di San Crispino.

A far dormire una persona per tal modo che porrai operare in chirurgia quel che vorrai e non ti sentirà et est probatumn.
La composizione che Caterina riporta verso la fine del 1400 è molto simile a quella di un anestetico, a base di oppio, di succo di more acerbe, di foglie di mandragola, di edera, di cicuta e altre piante, riportata su un manoscritto del nono secolo conservato nel Monastero di Montecassino e anche su di un libro di chirurgia uscito a Bologna nel 1265.