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lunedì 16 maggio 2022

Sati, il crudele rogo delle vedove indiane bruciate vive



Bruciate vive sulla pira funebre del proprio marito appena deceduto. Sono le donne indiane che preferiscono morire, piuttosto che condurre una vita da vedove in India.
Questo è il sati, un’usanza nata nel Medioevo e dichiarata illegale nel lontano 1829, ma che ancora oggi viene praticata in alcuni piccoli villaggi asiatici.
E il perché una donna rimasta vedova, preferisca suicidarsi sulla pira del marito, è molto semplice.
Le comunità indiane legano il sati a una questione di devozione sconfinata per il proprio uomo, in realtà dentro le mura domestiche, si celano storie di violenza e vittimismo.
La donna viene considerata una proprietà, non ha potere decisionale, né diritto di parola né in casa e né fuori. La morte del marito però paradossalmente rappresenta una condizione ancora peggiore, quella in cui ella verrà estromessa dalla società, ostracizzata, isolata e considerata addirittura responsabile della morte del marito.
Sono le famiglie stesse a “consigliare” alle vedove di suicidarsi e le poche che decidono di non farlo, sono additate come portatrici di sventura perché hanno osato ribellarsi a un sistema patriarcale. Di certo, non possono continuare a vivere nel villaggio. La maggior parte, viene ghettizzata a Vrindavan dove le donne sono costrette ad indossare abiti bianchi in segno di lutto, a rasarsi la testa e a rimanere caste per tutta la loro esistenza.
Ecco perché a un inferno quotidiano, incorniciato da pregiudizi e stereotipi, le vedove preferiscono buttarsi vive nel fuoco. Dietro al loro gesto si nascondono storie di disperazione, di libertà negata, di dignità violata.
Immolarsi nel sati sancisce che in India la donna, senza un uomo, non vale nulla, allora meglio morire che essere un fantasma.
Il sati fa da contorno a storie già più volte raccontato, ovvero di femminicidi, vergogna per la nascita di figlie femmine, matrimoni di spose bambine con adulti.
Con tutto il sostegno della famiglia, la vedova decide “volontariamente” di suicidarsi per raggiungere il marito. Inizia quindi un controllo preliminare, perché chi è incinta o ha le mestruazioni, viene considerata impura e quindi non può essere bruciata viva.
Durante il sati gli uomini rendono omaggio al sacrificio. La vedova vestita con il sari di matrimonio pronuncia un rituale e si getta nel fuoco della pira funebre mentre attorno si marcia per ore assistendo alla lenta agonia del corpo in fiamme.
La donna ha il potere di lanciare maledizioni, può dar fuoco lei stessa alla pira oppure lo fa un fratello minore. I tamburi coprono le urla anche se secondo la tradizione, una sati non soffre nell’essere bruciata viva perché gettandosi nel fuoco si trasforma in una dea potente.
Capita (raramente) che le famiglie non siano d’accordo e gettino sul corpo acqua tinta con l’indago che è blu, il colore dei paria, ovvero degli intoccabili e quindi non sia più pura.
Se per questo motivo o per la pioggia il rito si interrompe, la vedova diventa una sati vivente e solo in quel caso, viene venerata dalla comunità.
Un rituale atroce e clandestino che trasforma la donna schiava in vita, in un’eroina da morta che si è sacrificata per stare vicina al proprio marito.

Il villaggio dell’apocalisse in Messico


Tra i tanti effetti della “profezia dei Maya” ce ne è anche uno che sta incuriosendo tutto il mondo ed ha un’origine italiana: il villaggio dell’apocalisse.

Vivono blindati in una fortezza in un’antica località Maya dello Yucatan in attesa dell’Apocalisse.
Si tratta di 38 famiglie di persone facoltose italiane che sono entrate in un’associazione, “Quinta Essencia”, dalle forti connotazioni esoteriche. Sarebbe più corretto parlare di una setta, ma essendo illegali le sette religiose non ufficializzate in Messico, si autodefiniscono così.
L’associazione ha dato nome di Las Águilas al suo villaggio e ribattezzato dai media la nuova Arca di Noè, visto che sembrerebbe essere stata costruita per “resistere ai disastri naturali che dovrà affrontare il pianeta l’anno prossimo”.
La cittadina fortificata situata su un’area di 800 ettari in una zona chiamata Xul, tra Merida e Campeche, nel sud dello Yucatan, che, secondo gli antichi Maya, significa “la fine, finale, muore, limitare o alla fine”, per ciò molti ritengono che la struttura sia stata realizzata proprio per fronteggiare la fine del mondo.
L’insediamento è stato costruito in un ex ranch di bestiame a 7 km dalla città di abitata da 1.500 persone, lungo la strada per Yaxachén, nel comune di Oxkutzcab.
Tunnel e rifugi sotterranei con porte antipanico, negozi di alimentari, generatori di energia solare, un laboratorio e aree di coltivazione, oltre a villette con 20 camere ciascuna e muri spessi 60 centimetri. Ci sono voluti circa due anni per costruire il complesso che ha dato lavoro a molti dei 500 abitanti della vicina Xul. Sorpresi dalla stranezza delle costruzioni e dalla riservatezza dei proprietari della struttura, tanti hanno richiesto l’intervento delle autorità locali per una verifica sulla regolarità dell’operazione.
Ufficialmente, Quinta Essencia dovrebbe essere una comunità volta a ‘preservare l’equilibrio ecologico’ o a creare un resort molto esclusivo e elitario.
Invero, il villaggio è inespugnabile, un luogo nel quale nessuno (eccetto i membri della comunità) può accedere.
Così, vari sopralluoghi aerei (l’unico modo per vedere qualcosa) hanno evidenziato diverse strade che legano le villette fra di loro, un lago artificiale e una statua della dea greca Atena, che si trova proprio al centro del complesso circondato da arbusti e alberi rari, in via di estinzione.
MA COME E’ NATO IL PROGETTO?
La leggenda vuole che, una donna, un giorno, sognò un “essere di luce” che la invitava a costruire un luogo nuovo, vicino ad un piccolo villaggio dello Yucatan chiamato Xul, sulle colline, dentro la foresta, in un punto vicino a Kiuic, un antico insediamento Maya. Questa è la storia raccontata dalle persone che circondano il progetto.
LE TESTIMONIANZE
Secondo la gente del posto, le case degli italiani sarebbero in grado di sopportare anche i terremoti in quanto edificate con doppia parete, il che le fa apparire come una fortezza. Il nucleo centrale, inoltre, ha dimensioni più grandi.
L’architetto del progetto, Karina Pérez Valle, ha detto che nessuno è autorizzato ad entrare nel villaggio.
“Gli italiani non stanno pensando che ci sarà la fine del mondo, solo che ci saranno molti disastri naturali, temperature elevate, tra i 45 e i 50 gradi centigradi, inondazioni come quelle recentemente occorse a Nuevo León, motivo per cui stanno creando il loro spazio dove vivere e proteggersi”, Karina ha dichiarato ai giornali.
L’architetto ha aggiunto che uno psicologo ed un ricercatore di origine italiana sono i responsabili del progetto, ma che, attualmente, si trovano a Veracruz in “totale meditazione” per un po’ per poi tornare nella nuova casa nei prossimi mesi.
CONCLUSIONI
Il villaggio dell’Apocalisse è una realtà oscura che, sicuramente, racchiude aspetti esoterici ma, molti sostengono anche che ci possa essere la collusione di importanti politici italiani, il che potrebbe suggerire interprestazioni molto diverse ai fatti.

sabato 7 maggio 2022

Fantasmi e ultrasuoni

Una nuova teoria sostiene che i fantasmi, gli spiriti che infestano edifici e terrorizzano centinaia di persone non siano altro che illusioni ottiche prodotte dagli ultrasuoni sui nostri occhi e la paura che ne consegue sia, a sua volta, un effetto dei suoni che il nostro udito non riesce a percepire.
Gli infrasuoni sono onde o vibrazioni con una frequenza di sotto la soglia di udibilità dell’orecchio umano (20 Hz a 22 kHz).
Benchè noi non siamo in grado di sentirli, usiamo gli ultrasuoni per alcune terapie mediche ma è stato dimostrato che, in alcune persone, sono in grado di generare una serie di effetti, inclusa l’ansia, forte dolore nonchè i brividi di paura.
“Gli infrasuoni forti, nella gamma da 0,5 a 10 Hz, sono sufficienti per attivare il sistema vestibolare, ossia di influire sull’equilibrio, nell’orecchio interno.”
L’Infrasuoni Aka Soundless Musick è stato un esperimento psicologico, sotto forma di un concerto molto insolito in quanto alcune delle musiche date da ascoltare ai partecipanti erano accompagnate da infrasuoni (con frequenza inferiore a 20Hz).
Fino a poco tempo fa, si pensava che gli infrasuoni non avessero nessun tipo di effetto sugli esseri umani, ma durante il “concerto” i ricercatori hanno notato che i presenti, durante i brani accompagnati da infrasuoni mostravano evidenti segni di nervosismo, ansia e paura.
Di qui l’idea che possa essere qui il segreto del motivo che spinge la gente a vedere i fantasmi.
L’ipotesi è, dunque, la seguente: quando qualcuno si trova in una vecchia casa che, muovendosi lentamente, genera delle vibrazioni a bassa frequenza (infrasuoni), inizia ad avere paura e, quindi, il suo cervello crea fantasmi di ombre per giustificare la paura stessa.
“Alcuni scienziati hanno suggerito che questi tipi di suoni possono essere presenti in alcuni siti presumibilmente infestati dai fantasmi e quindi indurre la gente ad avere strane sensazioni che essi attribuiscono a un fantasma. I nostri risultati supportano queste idee”, spiega Richard Wiseman, psicologo presso l’Università di Hertfordshire, nel sud dell’Inghilterra.
Nel primo esperimento sugli infrasuoni, Wiseman ed il collega Lord hanno fatto ascoltare quattro opere di musica contemporanea dal vivo in una sala da concerti di Londra. Alcuni brani erano accompagnati da infrasuoni. Poi hanno chiesto al pubblico di descrivere le loro reazioni alla musica.
Il pubblico non sapeva in quali brani ci fossero anche infrasuoni, ma il 22 per cento ha riferito di avere compiuto esperienze più insolite, quando c’era anche la base musicale di infrasuoni.
Tra le loro esperienze insolite c’erano sensazioni di disagio o tristezza, brividi lungo la schiena e sentimenti di repulsione nervosa o paura.
“Questi risultati suggeriscono che i suoni a bassa frequenza possono indurre la gente a fare esperienze insolite, anche se non sono in grado di rilevare coscientemente infrasuoni”, commenta Wiseman.
Nel 1998, Vic Tandy, dell’Università di Coventry, e Tony Lawrence del dipartimento di psicologia hanno scritto articolo intitolato “Ghosts in the Machine” per la rivista della Società per la Ricerca Psichica.
Nel saggio hanno citato gli infrasuoni come la causa delle apparizioni viste in un cosiddetto laboratorio infestato di fantasmi a Warwick.
Diversi anni prima, Tandy stava lavorando proprio nel laboratorio “infestato” Warwick quando vide una forma grigia venirgli incontro.
“Mi si sono rizzati i capelli dalla paura”, racconta. “Quella cosa, quell’ombra sembrava essere tra me e la porta, così l’unica cosa che potevo fare era girarmi e affrontarla. Ma poi è scomparsa”.
L’apparizione si è ripresentata, in forma diversa, il giorno dopo, mentre Tandy stava utilizzando il suo fioretto.
“Ho appoggiato il fioretto sul banco di lavoro con il manico bloccato da una morsa, ma la lama ha iniziato vibrare in modo molto evidente”.
Quindi Tandy si è domandato perché la lama vibrasse solo in quel punto della stanza e non altrove.
Ha cercato la risposta ed ha scoperto che una cappa aspirante produceva infrasuoni.
“Quando l’abbiamo finalmente spenta, era come se mi fosse stato tolto un peso enorme. Il che mi ha fatto pensare che una delle applicazioni di questa ricerca in corso potrebbe essere anche di trovare un legame tra gli infrasuoni e le varie sensazioni negative o patologie collegate agli spazi nei quali viviamo, e, quindi contribuire alla cura della sick-building syndrome.”
Quando Tandy ha misurato il livello di infrasuoni nel laboratorio, ha trovato che a 18,98 hertz l’occhio umano inizia ad avere una risonanza.
Quindi ha concluso che le onde sonore hanno fatto risuonare i suoi occhi i quali, a loro volta, hanno prodotto un’illusione ottica dandogli l’impressione di vedere una figura inesistente, un fantasma.
Gli infrasuoni sono particolarmente pericolosi, a causa delle forti vibrazioni o oscillazioni che generano. Le onde di infrasuoni coprono lunghe distanze senza perdere forza e sono inarrestabili. E possono produrre effetti anche molto negativi nel corpo umano. Anche l’esposizione a lievi infrasuoni richiede parecchie ore o anche giorni, per invertire i sintomi.
Nella nostra quotidianità ci possono essere infrasuoni naturali ed artificiali, ma manifestazioni estreme ed il loro contatto con gli esseri umani non sono frequenti.
Molti fenomeni, nel mondo che ci circonda, possono essere spiegati dalla scienza e molti restano ancora incomprensibili e generano superstizioni, leggende metropolitane, fobie.
A noi credere che i fantasmi esistano davvero, che si tratti semplicemnte di illusioni ottiche conseguenti agli infrasuoni, che ci sia una parte di verità in entrambe le versioni, o che le spiegazioni siano altre ancora!
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Donne yoruba


Cuori di gallo nella grappa, spiriti malvagi e tagli sulla pelle. Sono alcuni dei riti usati dai trafficanti di esseri umani nigeriani per soggiogare psicologicamente le loro vittime.
Il grande rispetto che hanno per queste tradizioni le donne Yoruba - che vivono principalmente nello stato di Edo, nel sud-ovest della Nigeria - fornisce ai trafficanti uno strumento di controllo ideale. "La forte fede che hanno negli spiriti e il desiderio di uscire dalla povertà e migliorare la propria condizione sociale sono gli ingredienti che costituiscono un terreno molto fertile per il proliferare della tratta di esseri umani e della riduzione in schiavitù,"La piazzola cosparsa di preservativi dove Rita aspetta i clienti è molto distante da quell'Europa che immaginava cinque anni prima, quando i trafficanti la avvicinarono ad Edo (uno degli stati nigeriani). «Ero molto felice di andare in Europa per dar da mangiare alla mia famiglia», spiega Rita, 27 anni. «Non sapevo che sarebbe stato così». Lei ora dorme con circa 10 uomini al giorno, sette giorni a settimana, per 20 euro alla volta. Deve lavorare anche quando è malata, quando ha le mestruazioni, anche se è stata picchiata in passato. Rita dice di non avere scelta se non quella di continuare a lavorare. Prima di partire dalla Nigeria, fece un giuramento di fedeltà ai suoi trafficanti in un rituale religioso tradizionale. Promise di restituire il costo del suo trasporto in Europa offrendo la sua anima come garanzia. Quando è arrivata in Italia, era debitrice verso i suoi trafficanti di 50.000 euro, ai quali si aggiungevano 300 euro mensili come “affitto” per il diritto di stare sulla strada. «Non posso scappare da questo a meno che non paghi», dice. «Gli africani hanno incantesimi così forti da poter distruggere qualcuno in un batter d'occhio». I trafficanti di esseri umani nigeriani usano la magia nera per intrappolare migliaia di donne come Rita in una vita da schiave del sesso in Europa. Le bande dell'Europa dell'Est usano la violenza per costringere le donne che trasportano, ma le catene usate dalle “madame” a capo del traffico proveniente dalla Nigeria non richiede muscoli – loro hanno il juju dalla loro parte. É un modo per ritualizzare le estorsioni che permette alle donne nigeriane di essere sia carnefici che vittime dello sfruttamento. Un antico rituale africanoPoco si sa in merito alle origini del juju – una tradizione dell'Africa occidentale che rcomprende una serie di rituali ed entità sovrannaturali partendo da aure, spiriti e fantasmi per arrivare alla credenza che gli oggetti possano avere proprietà magicheNon è raro per i nigeriani di ogni estrazione sociale portare amuleti per allontanare spiriti maligni e sfortuna. Ma si crede anche che il potere del juju possa essere convocato ed usato solo da uno stregone. Contrariamente alla credenza popolare, juju non ha alcuna relazione con i rituali voodoo.I credenti affermano che lo juju può essere usato per “buoni” propositi come curare i malanni, ma lo juju “cattivo” può anche essere usato per infliggere una serie di disgrazie, come la pazzia, malattie o la morte. Calameonti essiccati e polli sono spesso usati durante i rituali.

Donne Ainu


All’inizio del periodo fertile, alla ragazza Ainu venivano tatuate le labbra ed il dorso delle mani: con pietre affilate o piccole lame si incideva e si alzava la pelle che veniva energicamente frizionata con le ceneri coloranti della betulla. Il tatuaggio veniva ripetuto quando la donna raggiungeva il quarantesimo anno di età: si riteneva propiziatorio contro le irregolarità mestruali, la sterilità delle giovani, la salute fisica e psicologica delle donne adulte.

Un mistero diffuso in tutto il mondo: I Bambini dagli occhi neri

Si tratta di una fenomeno che ha una diffusione mondiale, dai paesi più industrializzati a i più poveri del terzo mondo provengono testimonianze sul loro avvistamento. La descrizione che ne viene fatta è sempre la stessa a prescindere dalle varie culture di origine; sono dei bambini di età compresa tra i 10 ed i 12 anni, hanno un pallore cadaverico gli occhi completamente neri senza la distinzione dell’iride e sono abbigliati in modo estremamente povero e strano, compaiono nella notte e girano per le città osservando attraverso le finestre gli abitanti, quasi a volerci studiare. Raramente entrano in contatto con le persone ma esistono anche dei casi inquietanti che raccontano tale circostanza… Quando hanno un contatto chiedono un passaggio oppure di entrare in casa terrorizzando i malcapitati. Ultimamente sembra che tali avvistamenti si siano intensificati ed in particolare abbiamo delle testimonianze nel sud Italia e precisamente un caso a Reggio Calabria ed uno a Messina, in entrambi i casi i bambini hanno cercato un contatto con delle persone del posto. Ciò che queste creature dicono per convincerci a farli entrare in casa è quasi senza senso, quasi come se non padroneggiassero perfettamente la nostra realtà, chiedono di entrare a fare una telefonata, oppure di poter giocare ad un videogame… Sembra quasi che ripetano un copione con poche variabili studiato in precedenza per ingannarci. Quello che è certo è che gli animali li temono, in una maniera esagerata. Nel caso dell’avvistamento di Reggio Calabria il malcapitato era accompagnato da un grosso pitbull che iniziò a ringhiare contro il bambino per poi essere colto da un terrore innaturale che perdurò per giorni. Una cosa è certa, queste creature non sono umane ed è meglio non aver nessun contatto con loro, se vi capitasse non fateli entrare in casa ed evitate di parlarci.

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Tiziana Ciancio, Taisha Deidda e altri 8
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Sant’Antioco: Il cavaliere fantasma di Grutti Acqua

 


Si dice che nell’intorno del sito di Grutti Acqua gli anziani raccomandassero i giovani di non sostare la notte nei sentieri ed il motivo è presto chiaro. Il signore che mi ha raccontato la storia è stato testimone dei fatti quando una notte durante un’escursione insieme ad alcuni amici ed il padre di uno di loro si accamparono nella zona rocciosa circostante il sito di grutti acqua andando a fermarsi proprio su un sentiero.

Durante la notte furono svegliati dal suono emesso da un cavallo al galoppo che sembrava avvicinarsi a loro per poi sparire del tutto quando sembrava arrivato al loro bivacco. Dal momento che i ragazzi non videro nulla pensarono che si trattasse di qualcuno passato li vicino e di aver confuso le distanze a causa del brusco risveglio; ma appena qualche minuto dopo sentirono nuovamente il suono degli zoccoli al galoppo, sempre nella stessa maniera e con la stessa intensità. A questo punto erano già svegli e non riuscirono tuttavia a vedere nulla.
L’anziano del gruppo capì la situazione e ricordando le leggende del posto invitò i ragazzi a spostarsi dal sentiero e poco tempo dopo udirono ancora il cavallo al galoppo che questa volta continuò la sua corsa oltrepassando il bivacco ed allontanandosi senza tuttavia che si vedesse nulla.
La leggenda racconta, infatti, che un cavaliere fantasma percorra la zona sul suo destriero e che sostare sui sentieri impedisca allo spettro di terminare la sua corsa eterna. Anche in questo caso la zona è facilmente raggiungibile a piedi dallo stesso parcheggio di Grutti Acqua.

lunedì 21 marzo 2022

Gli aborigeni giunsero nella ‘terra dei canguri’ circa 50mila anni fa

L'analisi del DNA mitocondriale prelevato dai capelli di 111 aborigeni australiani ha determinato che essi costituirono le prime comunità 50mila anni fa, molto più addietro di qualsiasi civiltà europea. Un team di ricercatori dell'Australian Centre for Ancient DNA (ACAD) presso l'Università di Adelaide e del South Australian Museum ha determinato che gli aborigeni giunsero nella ‘terra dei canguri' circa 50mila anni fa, fondando i più antichi gruppi stanziali noti alla scienza. I risultati della ricerca, inclusa nell'Aboriginal Heritage Project del quale rappresenta il primo studio portato a termine, sono stati ottenuti analizzando i capelli di 111 aborigeni provenienti da tre distinte aree dell'Australia. I capelli furono prelevati tra il 1920 e il 1970 durante una serie di missioni antropologiche, e gli studiosi hanno ottenuto i dati estrapolandone il DNA mitocondriale, quello che viene tramandato dalla linea materna e che è stato spesso utilizzato in indagini genealogiche.
Gli studiosi, coordinati dal professor Alan Cooper, direttore presso il Centro australiano per il DNA Antico, hanno indicato che gli aborigeni giunsero in Australia quando essa era ancora collegata con la Nuova Guinea: essi si divisero in due gruppi principali che colonizzarono inizialmente la costa est e la costa ovest, senza spostarsi nell'entroterra. Nel giro di 1.500 – 2.000 anni le popolazioni crebbero velocemente; alcune tribù si stabilizzarono, mentre altre si spostarono sino a quando a sud non ci fu il ricongiungimento tra i gruppi iniziali. Nel complesso, i modelli demografici hanno persistito per 50mila anni, dettaglio che rende gli aborigeni una civiltà unica al mondo. Non è un caso che essi abbiamo un legame strettissimo con la propria terra: “Sono stati stanziali circa dieci volte più a lungo di qualunque civiltà europea conosciuta”, ha sottolineato l'autore principale della ricerca.
Gli studi demografici e genealogici sugli aborigeni sono tutto fuorché agevoli a causa delle politiche del governo australiano adottate in passato, quando i bambini venivano strappati dalle loro famiglie, le terre confiscate, le tribù trasferite e interi gruppi separati dalle nuove infrastrutture, che hanno letteralmente tagliato i collegamenti originali. Grazie all'Aboriginal Heritage Project gli studiosi sperano di fornire i dettagli sugli antenati delle varie famiglie aborigine e ricostruirne l'affascinante e pionieristica storia. I dettagli dello studio sono stati pubblicati su Nature

sabato 16 maggio 2020

Petra: gli scavi hanno rivelato un nuovo tesoro


I lavori serviranno per scoprire il cortile anteriore del Tesoro, la facciata dell'edificio più iconico della 

"città rosa"

Petra sarà oggetto di nuovi scavi archeologici. I lavori serviranno per scoprire il cortile anteriore del Tesoro, la facciata dell’edificio più iconico della “città rosa”. della Giordania dichiarata Patrimonio dell’umanità dall’Unesco nel 1985.
Lo scavo contribuirà a scoprire gli elementi architettonici della parte inferiore del Tesoro, oltre a completare il lavoro archeologico del 2003, che ha portato alla luce alcune tombe e facciate antistanti il Tesoro. Inoltre, lo scavo dovrebbe estendersi dal cantiere del Tesoro fino alla fine del Siq verso l’Anfiteatro nabateo.
Questo progetto mira a identificare l’effettivo utilizzo delle strutture archeologiche vicino al Tesoro e a scoprire il resto del sistema idrico e dei canali su cui l’antica città faceva affidamento in passato per drenare l’acqua piovana.
L’Autorità regionale per lo sviluppo e il turismo di Petra ha annunciato l’inizio dei nuovi scavi, che saranno finanziati dall’Autorità stessa in collaborazione con il Dipartimento delle Antichità, ha dichiarato Chief Commissioner del PDTRA Suleiman Farajat. Un team archeologico accademico dell’Università Hussein Bin Talal prenderà parte al progetto.
Secondo Farajat, il progetto ha anche lo scopo di aiutare a spiegare le ragioni della costruzione della facciata del Tesoro, in quanto vi sono più teorie sulla sua storia.Il lavoro sarà anche volto a eliminare i detriti delle alluvioni accumulati negli ultimi anni, che coprono parte del corridoio e l’area vicino al Tesoro.Gli scavi saranno accompagnati da un piano d’azione designato per riorganizzare i servizi forniti dal sito, i segnali di orientamento e le strutture pubbliche in conformità con i risultati del progetto.
Ancora oggi, infatti, Petra ha ancora molto da svelare. Solo pochi anni fa un altro scavo aveva riportato alla luce una clamorosa scoperta archeologica, quella dei  magnifici giardini da Mille e una Notte, con fontane e una grandissima piscina, che 2mila anni fa rendevano questa città nel deserto una vera e propria oasi. La Capitale dei Nabatei, infatti, era un vero paradiso in cui, anche in mezzo al deserto, era possibile coltivare piante e alberi, grazie a un sofisticato sistema di irrigazione e di stoccaggio dell’acqua. Una realtà rimasta ignorata per secoli fino alla scoperta.
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Petra, la “città rosa” @123rf