lunedì 30 marzo 2020

Caterina Sforza - La tigre di Forlì e l'alchimia


Caterina Sforza nasce a Milano nel 1463, figlia “bastarda” di Galeazzo Maria Sforza e Lucrezia Landriani, moglie del cortigiano Gian Piero Landriani.
Vorrei spendere due parole sul padre di Lucrezia, un padre che ella adorerà ma allo stesso tempo temerà fino al giorno delle sue nozze che segnarono un punto di svolta non indifferente nella vita di Caterina.
Galeazzo Maria Sforza fu un uomo estremamente squilibrato e violento. Era noto a corte per la sua crudeltà e per i suoi repentini sbalzi di umore e nessuno osava contraddirlo per paura delle sue rappresaglie. Quei pochi che lo fecero, subirono durissime conseguenze come ad esempio narra il caso di un maniscalco che ebbe, come sua unica colpa, quella di sposare una bellissima fanciulla su cui posò gli occhi Galeazzo Maria. Il maniscalco tentò di ribellarsi, poiché sapeva in quali perversi modi lo Sforza violava le ragazze (prima ne godeva lui e poi a turno, davanti a lui, la poveretta era costretta a congiungersi con tutta la corte) e si ribellò.
In cambio gli vennero amputate le mani e la ragazza, dopo che fu violata, venne uccisa barbaramente.
Lucrezia Landriani, madre di Caterina, venne letteralmente sottratta a suo marito Gian Piero nel 1460 e fu costretta a convivere con Galeazzo Maria fino all’assassinio di lui avvenuto nel 1476.
Da Sforza ebbe quattro figli: Carlo, Caterina, Alessandro e Chiara che vennero legittimati dalla consorte di Galeazzo Maria, Bona di Savoia Sforza.

Caterina ereditò il carattere forte e combattivo da sua nonna Bianca Maria e la passione per le armi e la strategia militare da suo nonno Francesco. Date le sue spiccate propensioni, sin da piccolissima venne istruita nel campo militare e nelle tecniche di combattimento con la spada. Cominciò, inoltre, a frequentare il giardino botanico dello speziale di Bona Sforza, Cristoforo de Brugora, che la formò sulle proprietà curative delle erbe e la introdusse all’alchimia.
A nove anni, nel 1473 venne data in sposa a Girolamo Riario, nipote di Papa Sisto IV, dopo che Gabriella Gonzaga, madre di sua cugina, Costanza Fogliani, undicenne, rifiutò l’unione che comprendeva la consumazione immediata del matrimonio.
Galeazzo Maria non ebbe altra scelta che fare sposare la piccola Caterina con Girolamo, che all’epoca aveva circa 28 anni. Per conservare le apparenze, venne dichiarato un semplice fidanzamento tra i due e il “vero” matrimonio venne celebrato non appena Caterina raggiunse la maggiore età, secondo i dettami della Chiesa dell’epoca, nel 1477.

Nonostante le innumerevoli difficoltà che Caterina incontrò nel corso della sua vita, lo studio e la pratica dell’alchimia rimarrà una costante e un pilastro inamovibile della sua esistenza.
Alla sua morte venne ritrovato il manoscritto, chiamato “Experimenti de la Excellentissima Signora Caterina da Furlj matre de lo Illuxtrissimo Signor Giovanni de Medici”, contenente oltre 400 ricette, di salute, bellezza, tra cui si annovera anche la formula della pietra filosofale o elisir di lunga vita.
Nel manoscritto si possono trovare ricette per la creazione di rossetti, tinture per capelli (prediligendo il rosso e il biondo), trattamenti per la cura dell’infertilità, dell’epilessia, degli stati febbrili, per l’impotenza e uno dei primi anestetici.

Ecco alcune ricette, la prima è l’acqua di talco, soluzione a base mineraria utilizzata dagli alchimisti della prima età moderna:
El talcho è stella de la terra et ha le scaglie lucide e se trova ne l’isola di Ciprij et il suo colore è simile al cetrino et guardandolo essendo insieme in massa dimostra verde e vedendolo verso l’aria dimostra come cristallo et ha le infracripte virtù senza le altre che non sonno in libro noctate quale seria el desiderio de li alchimisti saperlo: prima per fare le donne belle e levarsi omni segno o machia del viso de sorte che se una donna de sesanta annj la farà parere de vinti... ancora dicta acqua de talcho o vero polvere de esso chi ne bevesse in vino biancho guarisse uno che fusse avenenato et chi in quel giorno ne havesse preso in vino biancho serà sicuro di veneno et de omni morbo e peste... Ancora se fa mentione che dicta acqua fa de lo argento oro, et de le zoie false le fa perfecte et fine (dagli Experimenti de la Ex[ellentissi]ma S]igno]ra Caterina da Furlj Matre de lo inllux[trissi]mo S[ignor] Giovanni de Medici, in Caterina Sforza, ed. Pier Desiderio Pasolini, v. 3, 617-618, Roma: Loescher, 1893. La trascrizione cinquecentesca di Cuppano è conservata in un archivio privato).

Per la libido maschile
“Contra el difecto de natura in alcuno homo o persona non posente usare cum femmina Cap. xlij. Piglia bac[ch]e de lauro ben trite confecte insieme e de quelle ungi li reni e le parte da ingenerare potentemente excita la uolunta – Ancora tolli euforbia [[16]] bac[ch]e de lauro, radice de satirione [[17]] tucte queste cose trita e fa bulire in olio siche sia como unguento et unge parte generatiua e li reni mareuigliosamente excita la uirtu generatiua. – Ancora dia satirion a beuere molto uale. – Ancora ungase la uerga cum questo unguento Piglia piper bianco lungo et nigro piretro galanga an. omnium. on. j et polueriza e mistica cum tanto mele che basti. Ancora in lo terzo nodo de la spina de lo stinco et una petra la quale se lo gallo la beue o mangia incontinente sale sopra la gallina e sopra li galli et se homo la mangiara o beuera sara libidinoso intanto che non se pora astenere[18]. – Ancora la petra la quale se troua in la masciella de la talpa da la parte deritta portata fa stare asai deritta la uerga et il contrario fa quella che sta de la parte sinistra – Ancora li testiculi de la uolpe mangiati molto uale et excita – Ancora chi uole sempre usare de luxuria beua oncie una de merolla de perdalij [sic] oltra modo face lebidine. – Ancora la radicata del satilione beuta cum uino forte excita – Ancora lo masculo destemperato cum uino et unge li reni et li membri uerili potentemente excita – Ancora li testicoli del tassone beuti cum acqua per tre di face libidine la quale non manca. – Ancora piglia semen urtice puluerizatum et mistum cum pipere et melle et in uino bibito excita totum. – Ancora la radicata cum setrion [satirione] tenuta in mane excita luxuria – Ancora la simente de lino mista cum piper e data a beuere cum uino fortemente accende la luxuria [linosa]. – Ancora li testiculi del ceruio ouero la somita de la coda de la uolpe eli testiculi del caulo acende la femina a libidine – Ancora se la uerga de lhomo e unta cum fele de uerro e de porco seluagio excita da fare tosto la luxuria delecta ale femine.

Per ringiovanire
Aqua celeste che fa regiovanire la persona, et de morto fa vivo:
pilglia garofani, noce moscata, zenzero, pepe lungo, pepe rotondo, grani di ginepro, scorza di cetrangoli, foglie di salvia, di basilico, di rosmarino, di maggiorana fine et di menta, fior di samnbuco, rose bianche et rosse (e altri 20 ingredienti, compresi fichi secchi uva passa e miele) Che ogni cosa sia ben polverizzata o pezzi metti in aqua vite (anche l’acquavite o grappa è spesso consigliata nelle ricette di Caterina). Metti in una bottiglia ben chiusa et lasciala doi giorni poi metti nel fornello coti alambicco et distilla cinque Volte, con fuoco lento, uscirà un’aqua rarissinma e preziosa.

Curare spirito e corpo
A far guarire omne persona lunatica, fantastica et malenconica:
piglia nove chieri di aqua di nove mulini et piglia doi bicchieri di aqua spremuta da radice di nibbi et fa bollire et dalle da bere ogni mattino a digiuno per nove mattine et poi fa questa unzione: prendi grasso di maiale et terra et pesta insieme poi ungi il collo il petto e lo stommaco, et più volte, et sarai guarito.

A fugare gli spiriti et le ombre, et le fanctasie:
fai leggere sopra il capo il vangelo nove giorni. Incommmincia la prima domenica d’avvento et seguita tutti i vangeli fino all’ascensione fatta eccezione per il vangelo della domenica delle palme.
Fai fumo per nove sere con incenso, palma e cannella metti, mirra, ruta, zolfo, savina, radice di optimna, issopo e comodi cervo. Se bisognasse fa cime si legga anche la leggenda di Santa Margherita et il Breviario di San Crispino.

A far dormire una persona per tal modo che porrai operare in chirurgia quel che vorrai e non ti sentirà et est probatumn.
La composizione che Caterina riporta verso la fine del 1400 è molto simile a quella di un anestetico, a base di oppio, di succo di more acerbe, di foglie di mandragola, di edera, di cicuta e altre piante, riportata su un manoscritto del nono secolo conservato nel Monastero di Montecassino e anche su di un libro di chirurgia uscito a Bologna nel 1265.

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