lunedì 14 febbraio 2022

I Faraoni " Biondi "



Il parallelismo tra Egitto e America trova ulteriori conferme nella scoperta citata da Murry Hope nel suo libro "Il Segreto di Sirio" (Corbaccio 1997). Alle analisi, le mummie regali della XVIII dinastia presenterebbero gruppo sanguigno A. Considerando che il gruppo sanguigno più diffuso in Egitto era, ed è ancora oggi, il gruppo 0, la cosa è alquanto insolita. La stranezza aumenta se consideriamo che il gruppo A di solito si accompagna al tipo dalla pelle chiara e gli occhi azzurri o comunque caucasico. Cosa ci facevano individui dall'aspetto nordico tra i faraoni dell'Egitto del Nuovo regno? In più alcune mummie inca, conservate al British Museum di Londra hanno dato i medesimi risultati (gruppo A e aspetto caucasico) del tutto estranei alle popolazioni pre-ispaniche del Nuovo Continente. Individui biondi dalla pelle chiara tra le caste dominanti dell'Egitto e d'America. Il professor W.C. Emery, autore di Archaic Egypt è convinto che si tratti di un popolo venuto dall'esterno, non indigeno, tenutosi a distanza dalla gente comune, unitosi solo con le classi aristocratiche. Una maggiore conoscenza del DNA dei faraoni e dei suoi legami con questo popolo potrebbe provenire da un'identificazione genetica delle mummie disponibili .
Inoltre mummie bionde e dai tratti caucasici sono state ritrovate anche in Cina. Sembra che in epoca antica, una popolazione di questo tipo abbia stabilito colonie in tutto il globo, mantenendo piuttosto circoscritta la sua mescolanza genetica. Chi erano questi popoli biondi del tutto estranei alle etnie locali ? Che legame avevano con gli Shemsu Hor, i semidei Seguaci di Horus e i biondi Viracocha delle mitologie americane?
Akhenaton
Forse erano Atlantidei, come ipotizza l'egittologo John Antony West. È interessante notare che lo stesso Emery scrive: "verso la fine del IV millennio a.C. il popolo noto come "Seguaci di Horus" ci appare come un'aristocrazia altamente dominante che governava l'intero Egitto. La teoria dell'esistenza di questa razza è confortata dalla scoperta nelle tombe del periodo pre-dinastico, nella parte settentrionale dell'Alto Egitto, dei resti anatomici di individui con un cranio e una corporatura di dimensioni maggiori rispetto agli indigeni, con differenze talmente marcate da rendere impossibile ogni ipotesi di un comune ceppo razziale. La fusione delle due razze dev'essere avvenuta in tempi tali da essere più o meno compiuta al momento dell'Unificazione dei due regni d'Egitto". Anche in Messico sono stati ritrovati teschi allungati o deformi, più grandi del normale, e ciò incrementa i legami tra l'Egitto e l'America, oltre ad accrescere la possibilità di un ceppo razziale comune alla base delle due culture. La scoperta della presenza di tabacco e cocaina tra i capelli e nelle fasce delle mummie egiziane ne è un indizio notevole, considerando che tabacco e cocaina sono piante originarie del sud-America e non vi sono segni di loro coltivazioni nell'Egitto antico. Inoltre proprio nella XVIII dinastia, interessata dal gruppo sanguigno A, ha regnato il faraone Amenofi IV, meglio noto come Akhenaton, menzionato in precedenza, che amava farsi ritrarre in statue e bassorilievi (e con lui l'intera famiglia reale) con un cranio allungato e una corporatura tozza, caratteristiche riscontrate nel ceppo pre-dinastico menzionato da Emery. Traccia di un possibile legame lo si trova nel gruppo sanguigno del suo successore Tutankhamon, figlio del faraone eretico, che, come per altri membri della XVIII dinastia, è di tipo A. Akhenaton è ricordato per la sua riforma religiosa, ispirata al monoteismo del Dio Sole Aton. Considerando che il culto solare è il più antico che l'umanità ricordi (insieme a quello della Grande Madre), non è fantascientifico ipotizzare un legame culturale e forse genetico tra questo faraone e ceppi razziali non egiziani, la cui linea genealogica è appartenente forse ad una cultura avanzata pre-esistente a quella Egizia.
Segreti di un' arte millenaria
Con più di mezzo secolo di ricerche e a sue spese, l'antropologo spagnolo José Manuel Reverte Coma è, senza dubbio, una delle massime autorità internazionali nel campo delle mummie.
I suoi lavori sull'imbalsamazione di culture antiche come l'Egitto e il sud-America sono stati pubblicati ed apprezzati dovunque. Per 20 anni il professor Reverte ha retto l'insolito museo che porta il suo nome. Situato nella facoltà di medicina dell'Università Complutense di Madrid, attorniato da insoliti oggetti della medicina spagnola, il professore possiede una collezione eccezionale di mummie dei luoghi più disparati del pianeta. Reverte è un perfetto conoscitore del processo di mummificazione impiegato in Sud-America, continente nel quale ha lavorato per alcune decadi. Nel suo museo si conservano diverse mummie peruviane di circa 2.500 anni di età. "Le circostanze religiose, come la credenza in un aldilà, e naturali, come l'elevata aridità del paese favorirono l'eccellente tecnica di mummificazione egizia. Circostanze totalmente diverse propiziarono la mummificazione in America. Per esempio, a grandi altezze i corpi potevano congelarsi per il freddo, e nei paesi tropicali si otteneva la perdita dei liquidi collocando i corpi al Sole durante il giorno e vicino ad un falò durante la notte. In questo modo, i grassi salivano verso l'estremità, seccando il cadavere". Esistono però per il professor Reverte Coma, similitudini tra le mummie dei Guanci (un antico popolo delle isole Canarie N.d.R.) e quelle egizie. "Sebbene i metodi impiegati siano a grandi linee differenti, vi sono alcuni punti in comune, specialmente se prendiamo come paragone la mummificazione primitiva egizia che consisteva nell'avvolgere semplicemente il cadavere in una pelle di animale. Non è impossibile quindi che le due culture abbiano avuto qualche sorta di contatto".

giovedì 10 febbraio 2022

PANTÀSEMA: stregheria negli abruzzi (XV) – I nomi delle Streghe



La strega si manifesta sotto varie forme e assume nomi e caratteristiche differenti in base alle località in cui vive. Ogni regione d’Italia possiede un proprio folclore e conferisce alle streghe i nomi più disparati, contribuendo a creare per queste creature una famigliola popolosa e variegata.
Spesso per esorcizzare le nostre paure sentiamo il bisogno di rappresentarle, nella speranza che passino. Il mistero, ma anche l’ignoranza, che circonda questa immagine di donna-strega fa ancora molto discutere.
In passato tutte le negatività erano imputate alle streghe: per spaventare i bambini: “attenti alla strega!”; per gli uomini potenti: “sortilegio di strega!”. Non dimentichiamo, però che “la strega” è anche una donna, una donna volutamente raffigurata con sembianze repellenti…
Ma, in realtà, chi era la Strega?
In Calabria e in Basilicata incontriamo le Abitatrici dei campi che rapiscono i bambini dalle culle e li nascondono nei tronchi delle querce. La loro natura non è ben chiara e alcuni le definiscono Fate.
In Sicilia sono presenti le Animulari che hanno venduto la loro anima al diavolo; con opportuni unguenti e formule magiche passano attraverso le fessure di porte e finestre. Di notte volano azionando l’arcolaio. Il loro nome deriva dal termine dialettale anunulu, che significa arcolaio.
Le Bàzure sono nei dintorni di Savona: vengono chiamate anche streghe marinare, perché possono sia navigare durante le tempeste che scatenarle, rovinano la farina per il pane nei mulini, il vino nelle botti e rapiscono i neonati per succhiargli il sangue.
Le Bele butèle sono molto avvenenti quando si mostrano nell’aspetto umano. In realtà hanno zampe caprine o equine, braccia di scimmia e orecchie lunghe
Le Beate donnette sono popolari nelle province di Trento e Vicenza e talvolta vengono scambiate per le Fate traendo in inganno. Le Bele butèle, proprie della tradizione veneta (come le Beate donnette), hanno un nome che inganna gli incauti e sono molto avvenenti quando si mostrano nell’aspetto umano. In realtà la loro natura è ben diversa: hanno zampe caprine o equine, braccia di scimmia e orecchie lunghe. Le bele butèle vanno in cerca di uomini che si attardano la sera prima di rincasare, dopo l’Ave Maria. È in quell’ora che sono pericolose. Bambini e donne, quando in casa non sono presenti gli uomini, corrono un pericolo maggiore perché possono essere prelevati e scannati.
Le Genti beate è un altro nome delle streghe che trae in inganno. Sono diffuse nel veronese e qualcuno le ascrive alla famiglia delle Fate, più precisamente alle anguane¹. Vivono nelle grotte e si riuniscono la notte per tenere i loro concili. Vanno a caccia di serpenti, uccelli e caprioli, di cui si nutrono. Per qualcuno si tratta perfino di spiriti, che vivono nei pressi delle sorgenti.
Le Cogas sono streghe della tradizione sarda. Una coga è la settima figlia in una famiglia in cui sono nate sette femmine. La leggenda la vede volare a cavallo di una scopa e succhiare il sangue dei neonati. Può persino trasformasi in una mosca per entrare nelle case. Per combattere le cogas è sufficiente lasciare un abito rovesciato nella stanza in cui il bambino dorme. Nel caso si avvertisse l’arrivo della strega, simile al rumore della caldaia battuta, era sufficiente rovesciare un indumento e la coga cadeva a terra nuda. Ad Agosto, in provincia di Cagliari, viene celebrata una festa in suo onore, che dura tre giorni. Delle cogas esiste anche la versione maschile, i cogus.
Le Gatte masciare possono trasformarsi in gatti e girovagare per la città di notte operando i loro malefici.
Le Gatte masciare si trovano a Bari, possono trasformarsi in gatti e girovagare per la città di notte operando i loro malefici. Al tramonto, si dice, queste donne si ungono di olio masciaro, che permette loro di potersi gettare nel vuoto dai tetti delle case, e volare. Ecco dunque che ritorna l’unguento come uno degli strumenti magici delle streghe. Il termine masciaro sembra derivi dal latino megaera, da cui appunto proviene il nostro megera, che significa strega, maga. C’è un piccolo collegamento fra le gatte masciare pugliesi e le cogas sarde: se un uomo era convinto che un gatto fosse in realtà una strega, poteva recitare una formula magica e il gatto si sarebbe immediatamente trasformato in una donna nuda. I masciari erano coloro i quali si erano venduti al demonio e potevano così entrare in possesso di poteri straordinari.
Le Janare sonno terribili streghe della Campania, brutte e con lunghe zanne di cinghiale. Nei pressi di Caserta esiste il monte Ianaro, che da loro ha preso il nome. Vestono con un mantello nero macchiato di sangue. Diventando vento potevano penetrare nelle fessure delle finestre; si dice che rubassero asini e cavalli nelle stalle riportandoli all’alba stremati. Il nome probabilmente deriva da Dianare, le sacerdotesse di Diana.
L’elemento che accomuna queste creature è l’acqua.
Le Lavandaie hanno diverse appartenenze: possono essere fate, ma anche fantasmi. In alcuni casi si tratta però di streghe. L’elemento che accomuna queste creature è l’acqua. Sono donne viste nei pressi di una sorgente a lavare panni. Si fanno aiutare dai viandanti incauti, che sono così costretti a strizzare i panni finché si ritrovano spezzate le ossa delle braccia. Le streghe lavandaie possono anche rapire bambini dalle case e la loro sorte è in questo caso peggiore, perché le piccole vittime sono sbattute sulle rocce in continuazione, come fossero delle lenzuola. Questa leggenda è propria della penisola d’Istria.
Le Masche: la tribù di queste streghe è attiva in Piemonte, ma ve ne sono tracce anche in Lombardia e Liguria. Il termine sembra di origine celtica. Contro i malefici e le fatture delle masche si usavano diversi rimedi, come alcune gocce d’acqua nel latte o sale benedetto nel burro o foglie di ulivo benedetto nelle sorgenti.
La Missuia è una strega particolare, perché ha la facoltà di trasformarsi in scrofa. Con sé ha dodici maialini, uno per ogni mese dell’anno. È una strega che si trova in Svizzera, ma che può anche comparire in Italia. Si limita a fare baccano con la sua dozzina di figli e a cantare in coro.
tempestare
Le Tempestare controllano gli agenti atmosferici e sono proprie di tutta la nostra penisola.
Le Tempestare sono proprie di tutta la nostra penisola e si tratta di streghe e stregoni, che hanno ormai da tempo imparato a controllare gli agenti atmosferici. Possono procurare bufere, tempeste, grandinate e rovinare così i raccolti. Si dice che la bora, il ben conosciuto vento triestino, sia causata da streghe del luogo. Nella zona di Brescia due disastri, che hanno causato la perdita di centinaia di alberi, sono attribuiti all’azione di queste streghe. Nella provincia di Belluno impazza la Stria della Diassa, altrimenti detta “strega del ghiaccio“. Padrona degli elementi atmosferici invernali, può scatenare bufere di neve e valanghe. Nessuno ne conosce l’aspetto.
La Vecia barbantana: questa strega arriva dal Veneto e la sua caratteristica, molto temuta dai bambini, è di camminare in continuazione per i centri abitati, catturando i bambini sperduti e nutrendosene.
La Zöbia: si tratta di una tribù si streghe che vive in Lombardia. Il nome potrebbe significare giovedì, poiché è il giorno del loro sabba. Sono anche dette zöbiane o giubbane. Non sembra molto malefica, anzi si limita a entrare nelle case dai camini attendendo il risotto tradizionale, oppure fa sparire i vestiti delle donne, trasformandoli in gomitoli di refe², in modo che esse si ritrovino in strada quasi nude.
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Infine le Madri: il nome, che non dovrebbe ricondurre a esseri demoniaci, si ricollega alle ben note tre madri³ della cinematografia, nei film di Dario Argento. Nel folclore della provincia di Trapani le madri sono streghe brutte, orribili, che hanno occhi gialli e pupille ovali, elemento caratteristico dei gatti. Sono in grado di lanciare malefici e sortilegi e conoscono le arti magiche. In Calabria queste streghe sono conosciute come magare e magarat.
Nomi di donne, nomi di streghe.
Paese che vai, strega che trovi. Nei precedenti articoli sulla Pantàsema, antica figura femminile legata ai riti agricoli della cultura pagana del centro Italia, ho cercato di fornire al lettore qualche notizia in più a completamento del semplice appellativo strega, il cui equivalente è donna saggia. Durante tutto il periodo dell’Inquisizione erano proprio le donne sagge, le donne di potere, che dovevano sparire, e così è stato.
Note:
¹Anguana: creatura legata all’acqua, dalle caratteristiche in parte simili a quelle di una ninfa e tipica della mitologia alpina.
² Refe: Filo molto robusto, ottenuto dall’intreccio di più capi.
³Le Tre Madri: trilogia cinematografica horror italiana. E’ composta dai film: “Suspiria” (1977), “Inferno” (1980) e “La terza madre” (2007) diretti dal regista Dario Argento. Ciascun film tratta di una delle “Madri,” una triade di antiche e malvagie streghe che con i loro poteri possono manipolare gli eventi del mondo su scala globale.
Fonti: I nomi delle streghe sono tratte dall’articolo di Daniele Imperi pubblicato il 22/08/2012 “Stregoneria, streghe e stregheria: le origini, la storia, le tipologie” [divider]

venerdì 17 dicembre 2021

Cucina greca

 


Cucina greca 4 fuochi, forno e griglia, 2.500 a. C. dal Museo Archeologico di Delos

domenica 12 dicembre 2021

I wandjina



I wandjina... Chi erano questi esseri?
Una delle leggende più intriganti e sconvolgenti degli aborigeni australiani è quello dei wandjinas, gli esseri spirituali supremi e creatori della terra e delle persone.
Forse la cosa più interessante della sua arte figurativa dipinto su rocce e nelle grotte è il modo in cui hanno rappresentato gli wandjinas con facce bianche, privi di una bocca, occhi grandi e neri, e una testa circondata da un alone o qualche tipo Di casco. Sono queste pitture rupestri l'evidenza di visitatori di altri mondi interagendo con gli umani primitivi?
Secondo la leggenda degli aborigeni australiani, una volta si combatté una terribile battaglia in uluru (i monti ayers rock) durante il tempo dei sogni, quando un popolo conosciuto come gli uomini serpente velenosi, ha attaccato per dare morte ai popoli che abitavano la Zona, ma bulari, la dea madre della terra, è riuscito a sconfiggerli con una nube di gas letali.
Una moltitudine di uomini serpente sconfitti, rimangono rinchiusi in una prigione sotto i monti ayers rock, il punto più sacro di tutta l'Australia, un'enorme collina di granito che cambia colore durante il giorno e stupisce a tutti coloro che la visitano, per costituire una di Le meraviglie del mondo minerale.
Anche in Moon City (la città segreta) si liberarono duri scontri tra il Dio del cielo e il Dio della terra, diventando come prova di queste lotte gli estranei monoliti e forme che si trovano sparsi per tutta l'Australia, i resti delle città costruite Per questi dei, che erano metà uomo e metà animale.

Traduzione automatica

Mama Quilla

 


C ‘è un filo sottile che da sempre lega in forma privilegiata la donna alla Luna. Un filo fatto di mistero, magia e non solo. Un filo che alcune donne in particolare, durante il periodo inca, rafforzavano attraverso specifici rituali notturni di connessione. Erano le custodi delle energie lunari. Erano, le sacerdotesse della Luna.

Anche gli inca, come molti altri popoli ancestrali, praticavano il culto lunare. Nel Perù incaico, il culto alla Mama Quilla, alla Madre Luna, sebbene partecipato e rispettato da tutti, era speciale prerogativa delle donne. Ed una classe particolare di esse, le sacerdotesse della Luna, si dedicava a celebrare e tramandare nel tempo particolari rituali di connessione lunare.
Erano esperte curandere e donne molto sagge. Durante la cerimonia della Quillamama Raymi, camminavano silenziose nella notte, accendevano torce, bruciavano essenze profumate e suonavano sottili lamine d’argento per attirare l’attenzione della Luna, scrive Llerena Cano nel suo articolo. Indossavano lunghi vestiti grigi e mantelli dello stesso colore, in testa portavano un copricapo di lana bianca e indossavano orecchini d’argento che emettevano un suono metallico che avvisava gli uomini della loro presenza, perché a questi ultimi era proibito guardarle. Grazie a questa capacità di connessione con la Luna, aggiunge lo studioso, le sacerdotesse, con i loro oracoli, erano in grado di annunciare eventi futuri.
Ancora oggi, in Perù, è possibile visitare il tempio lunare di Quillarumiyoc (Pietra della Luna). Un luogo sacro poco conosciuto, fortunatamente salvatosi dalla furia distruttiva che i colonizzatori spagnoli riversarono contro tutto ciò che considerarono idolatrico. In luoghi come quello di Quillarumiyoc, durante appositi riti lunari, scrive infine Llerena Cano, la donna riceveva dalla Luna i segreti della magia, la bellezza, l’incanto, la forza dell’invisibile, la conoscenza dei cicli e delle fasi di fertilità e la saggezza femminile.
Da un articolo del professor Guillermo Llerena

domenica 14 novembre 2021

Licantropi tra leggenda e realtà

 

Il licantropo, detto anche uomo lupo o lupo mannaro, è una delle creature mostruose della mitologia e del folclore poi divenute tipiche della letteratura dell’orrore e successivamente del cinema dell’orrore.
Secondo la leggenda, il lupo mannaro è un essere umano condannato da una maledizione (o secondo alcuni lo sono già dalla nascita) a trasformarsi in una bestia feroce ad ogni plenilunio: la forma di cui si racconta più spesso è quella del lupo, ma in determinate culture prevalgono l’orso, il bue (Erchitu) o il gatto selvatico (si veda in seguito). Nella narrativa e nella cinematografia dell’orrore sono stati aggiunti altri elementi che invece mancavano nella tradizione popolare, quali il fatto che lo si possa uccidere solo con un’arma d’argento, oppure che il licantropo trasmetta la propria condizione ad un altro essere umano dopo averlo morso. Alcuni credevano che uccidendo il lupo prima della prima trasformazione la maledizione venisse infranta.
È importante notare inoltre che lupo mannaro e licantropo non sempre sono sinonimi: infatti nelle leggende popolari il lupo mannaro è talvolta semplicemente un grosso lupo con abitudini antropofaghe, a cui può essere associata o no una natura mostruosa. Inoltre, nel caso del lupo mannaro come mutaforma, si può distinguere tra il lupo mannaro, che si trasforma contro la propria volontà, e il licantropo, che si può trasformare ogni volta che lo desidera e senza perdere la ragione (la componente umana).
Nella letteratura medica e psichiatrica con licantropia è stata descritta una sindrome isterica che avrebbe colpito le persone, facendo sì che assumessero atteggiamenti da lupo durante particolari condizioni (come le notti di luna piena). In modo analogo un licantropo era semplicemente una persona affetta da questo disturbo ed è con questo unico significato che la voce è riportata su alcuni importanti dizionari della lingua italiana. In tempi recenti, l’esistenza di tale disturbo è stata considerata rarissima o addirittura messa in discussione dalla psichiatria stessa.

La quarta veggente di Fatima



Pochi sanno che i ‘veggenti’ che dissero di vedere la madonna nel 1917 non erano [solo] tre, ma... 'quattro'.
Carolina Carreira, questo il nome della quarta veggente, è stata volutamente ignorata, poiché il resoconto delle prime apparizioni, da lei fornito, non collimava con le verità ufficiali che via via andavano emergendo. Quando alcuni ricercatori contemporanei l’hanno intervistata, da lei hanno sentito un racconto i cui particolari ricalcano stranamente le manifestazioni di carattere ufologico. Gli intervistatori sono rimasti sbalorditi quando, dopo aver chiesto a Carolina il perché non avesse mai raccontato prima la sua esperienza, si sono sentiti rispondere che semplicemente nessuno l’aveva mai cercata!
Qualunque verità sulle apparizioni di Fatima avvenute nel 1917, non è stata oggetto di indagine per 60 anni.
Le testimonianze originali sono rimaste rinchiuse per più di 6 decenni negli archivi segreti situati presso il Santuario di Fatima, ed i segreti celesti in essi contenuti, racchiudono ciò che la religione non può ammettere e ciò che la scienza non può spiegare. A complicare la situazione, c'è la presenza di un quarto testimone, una bambina di nome Carolina Carreira, la quale ha incontrato "un piccolo umanoide telepatico" nel momento in cui gli altri tre testimoni ebbero i loro incontri con l'essere che i credenti avrebbero deificato come la "Madonna di Fatima". Questo riassunto , mostra come la nostra moderna visione di Fatima non sia basata sugli eventi che si sono realmente verificati nel 1917, ma piuttosto, si basa su una "storia di copertina" inventata dalla Chiesa nel 1941.
Lo scopo di questo sforzo di propaganda è stato quello di nascondere la natura aliena dei contatti avvenuti a Fatima, facendoli passare per eventi "Mariani".