martedì 21 luglio 2020

La Masca, la strega maligna del folclore piemontese



La masca è un personaggio piemontese di solito femminile, dotato di poteri straordinari, affini a quelli attribuiti alle streghe della tradizione...


Il folklore popolare affonda le sue radici nella volontà di spiegare e giustificare avvenimenti inattesi, banali o drammatici, che non potevano essere gestiti dalla sola ragione: malattie, morti e disastri naturali come tempeste, alluvioni o carestie.

Vengono così create figure cui attribuire la responsabilità di tutto ciò che poteva alterare l’equilibrio della comunità: nella società agricola del Piemonte meridionale, fino alla prima metà del secolo scorso, la responsabilità di ogni fatto, più o meno traumatico, era della Masca.

Bocca nera era la masca di San Pietro. Un giorno è passata vicino alla casa di Pinotin e ha visto che aveva riempito le botti di vino. "Siete sicuro, Pinotin, che questi cerchi tengano?"
"Cribbio, da quando metto il vino, non si sono mai rotti."
Oh, non era ancora al Bricchetto che il vino correva tutto. Lui arrabbiato ha preso il fucile e le è corso dietro per ammazzarla. Non c’era più e al suo posto, in mezzo alla strada, c’era una bella tacchina grossa.
(Testimonianza, raccolta nel 1975, di Maria Sacco, classe 1895, vissuta a San Donato di Mango tratta da "Masche" di Donato Bosca, Priuli & Verlucca editori)
La Masca: un ritratto della solitudine


Personaggio di solito femminile, dotato di poteri straordinari, affini a quelli attribuiti alle streghe della tradizione, la masca non era uno spirito, un’entità potente e inafferrabile, ma una persona comune, che viveva tra la gente e operava i suoi sortilegi su parenti, compaesani o semplici viandanti che per un qualche motivo urtavano la sua suscettibilità, accendevano la sua invidia o stuzzicavano la sua gelosia.

La sua fama cresceva di racconto in racconto nel corso delle vijà, le veglie che riunivano la famiglia e i vicini al caldo tepore della stalla, dove, dopo una giornata di intenso lavoro nei campi, le donne recitavano il rosario, cucivano e si scambiavano pettegolezzi, gli uomini giocavano a carte, i giovani corteggiavano le ragazze mentre i bambini ascoltavano rapiti i vecchi che, con le loro storie, perpetuavano la tradizione.

Il termine masca pare indicare, nella lingua longobarda, uno spirito ignobile, simile alla striga romana che divorava gli uomini, o un morto avvolto in una rete per ostacolarne il ritorno sulla terra e infatti, nella figura folklorica della masca si uniscono le caratteristiche delle streghe, maligne per definizione, e dei fantasmi, anime insoddisfatte e alla ricerca di rivalsa.
La Masca: caratteristiche, poteri, usanze


La masca è prevalentemente una figura femminile: la condizione di subalternità delle donne dell’epoca, il cui ruolo le vedeva esclusivamente dedite alla cura della casa, dei figli e al lavoro nei campi, faceva sì che la conoscenza delle proprietà medicinali delle erbe, la capacità di far da levatrici o di procurare aborti, creasse intorno a queste figure un’aura di mistero e di timore.

Del resto, poi, le donne accusate di essere masche erano di solito anziane, spesso segnate nel fisico (gobbe, cieche, claudicanti), nate settimine, dirette discendenti di una presunta masca o semplicemente persone dal temperamento bizzarro, asociale e scorbutico.

Esistevano, però, anche i Masconi, uomini che avevano ricevuto i poteri da una masca, ma non erano in grado di trasmetterli ad altri. Talvolta anche i preti erano ritenuti delle masche , in particolare i sacerdoti con alcune conoscenze mediche o particolarmente arcigni e severi.

La masca opera quasi sempre di notte o all’imbrunire, quando la vita della comunità si ferma e ognuno resta isolato in seno alla propria famiglia o solo lungo la strada buia, popolata di rumori e suoni animali, che possono stimolare l’immaginazione e la paura. Infatti i luoghi scelti dalle masche per i malefici erano quelli che caratterizzavano le comunità agricole del passato come la casa, la stalla, il bosco, i grandi alberi, le strade di campagna e i campi coltivati.

Le masche si incontrano e riuniscono in luoghi lontani dai centri abitati: questo punto è piuttosto controverso, in quanto secondo alcune fonti, in conformità con la più classica tradizione della stregoneria, le masche si riuniscono quattro volte all’anno in luoghi deputati (la cui tradizione "nera" è rilevabile ancora nella toponomastica, come, ad esempio, "Pian delle Streghe"): 2 febbraio (candelora), 1 maggio (crocefissione), 1 agosto (raccolto), 31 ottobre (vigilia di Ognissanti).

Secondo la maggior parte delle storie di masche, il Sabba non rientra tra le prerogative di queste fattucchiere, che non avrebbero rapporti diretti col demonio.

La masca vive ai limiti del paese: si tratta in genere di persone dal carattere scontroso, che si ritraggono nella loro solitudine e non socializzano col resto della comunità, creando in tal modo un circolo vizioso nel loro isolamento sociale.

La masca può mutarsi in animali: pipistrello, maiale, capra, biscia, gatto sono alcune delle sembianze che possono essere assunte dalla masca, che può comparire all’improvviso davanti al viandante notturno lungo i sentieri di campagna e spaventarlo a morte.

Le masche sono in grado spostarsi in volo e temono il sacro, ma possono frequentare le funzioni in chiesa, anche se, quando il prete fa il segno della croce, non sono in grado di guardare l’altare ma costrette a voltarsi.

La masca talvolta provoca malattia e morte dei neonati: la morte neonatale per cause sconosciute, il pianto incessante di un neonato in preda alle coliche gassose e le malformazioni congenite sono qualcosa che ha bisogno di una spiegazione il più possibile soddisfacente e non avendo a disposizione strumenti razionali, la masca è il capro espiatorio perfetto per eventi tanto traumatici e dolorosi, soprattutto se è una donna che non ha avuto figli (in altre località si dà la colpa a qualche strano animaletto).

È una profonda conoscitrice delle pratiche naturali: talvolta, anche se raramente, la masca agisce usando i suoi poteri e le sue conoscenze anche per aiutare il prossimo, ma il più delle volte erbe e piante medicinali sono utilizzate per creare pozioni venefiche e mortali.

È in grado di scatenare le forze della natura generando temporali violenti, tempeste che distruggono i raccolti, nebbie che disperdono i viandanti.

Il potere è trasmesso per via diretta a una figlia, una nipote o una conoscente semplicemente tramite il tocco. Una masca che non cede il suo potere è condannata a una morte lenta, tra indicibili sofferenze.
Se non ha nessuno a cui cedere il potere può scagliarlo su un albero di noce che seccherà all’istante o chi le sta accanto in punto di morte può metterle in mano il manico di una scopa, il cui legno dovrà essere bruciato nel fuoco del camino per purificare tutto e allontanare i poteri che ha assorbito.

Queste caratteristiche sono proprie della cosiddetta masca putasca, mentre un secondo tipo di masca, la masca anciarmà, è una donna che compie azioni malvagie senza rendersene conto perché a sua volta vittima di un maleficio, ovvero ammascata, condizionata dalla volontà di un'altra masca.
Le Masche e il Libro del Comando


Secondo molti racconti le masche derivavano il loro potere da un libro, il Libro del Comando, vergato direttamente dalla mano di Satana.

Ovviamente in un’epoca di scarsa alfabetizzazione, le persone che possedevano libri e in grado di leggere, in particolare il latino, destavano sospetto e paura, per cui il possesso di un tomo, magari avuto in eredità da un lontano parente e di cui non si era nemmeno in grado di decifrare i segni, metteva in sospetto la comunità.

Ci sono documenti parrocchiali che riportano notizia di roghi di libri ritrovati in casa di sospette masche, e le testimonianze orali di chi, alla fine del XIX secolo è stato testimone di tali eventi, coloriscono tali ricordi di ulteriore folklore, attribuendo alle fiamme generate dal rogo colori sgargianti e forme umane che si contorcevano e gemevano, mentre nell’aria risuonavano urla, fischi, risate e i rumori più assordanti.
Come smascherare una masca


La masca può essere riconosciuta perché, se durante un attacco sotto le spoglie di animale viene ferita, le ferite saranno visibili il giorno successivo sul corpo della donna colpevole del misfatto, ma anche perché non si lascia pettinare e non si ubriaca nonostante possa bere molto vino.

Ci sono poi segni più specifici, quelli propri delle streghe, come la presenza di un neo a forma di stella sulla spalla sinistra o una piccola protuberanza sul pube.

Se poi un uomo si accoppia con una masca tale esperienza è destinata a restare unica nella vita anche perché il malcapitato è destinato a morte, per disgrazia o male misterioso, entro 77 settimane.
Come difendersi da una masca


Allora quali difese adottare contro queste terribili megere?

Ancora una volta la fantasia popolare ha creato antidoti fantasiosi:

- portare al collo un sacchetto di tela grezza contenente un ossicino a forma di croce e peli di gatto, oppure, anche se meno efficaci, unghie di gallo, aghi di pino o piume di civetta catturata in una notte di plenilunio

- mettere sulla porta di casa alcuni fuscelli a forma di croce o una scopa di saggina sul focolare (la masca si metterebbe a contare i fili di saggina senza compiere malefici e sarebbe scacciata dal sorgere del sole)

- non lasciare i panni dei neonati stesi dopo il tramonto del sole perché una masca potrebbe toccarli e fare la "fisica"

- tenere qualcosa di benedetto a contatto col corpo

- non farsi toccare da una masca in punto di morte per evitare che trasferisca su di noi i suoi poteri
Le masche al giorno d'oggi


I tempi sono cambiati, il lavoro dei campi è meccanizzato, la televisione, internet, i cellulari, le automobili e gli aerei hanno ormai ridotto le distanze, la luce elettrica ha annullato il fascino del buio e delle creature che lo abitano, le vijà sono ormai solo il ricordo di pochi ottuagenari ancora in vita o evento cultural-turistico, una piccola recita del mondo che fu.

Ma le masche continuano a vivere nella terra di Piemonte, forse asservite a interessi turistici o semplicemente in tanti diffusi modi di dire, come:
Far vedere le masche: procurare dispiacere, tribolazione a qualcuno
Rubato dalle masche: espressione che si usa quando qualcosa prima a portata di mano, all’improvviso pare essersi volatilizzato
Furbo come una masca: persona abile e inaffidabile, pronta a cambiare le carte in tavola, facendo vedere il bianco per il nero.


Fonti Bibliografia:
Bosca D., Masche, Priuli e Verlucca, Torino, 1999
Mazzi B., Il piano delle streghe, Priuli e Verlucca, Torino, 2004
Centini M., Creature fantastiche. Fate folletti mostri e diavoli. Viaggio nella mitologia popolare in Piemonte Liguria Valle d’Aosta, Priuli e Verlucca, Torino, 2012


La Masca, la strega maligna del folclore piemontese
Articolo scritto da: Patty Barale
Pubblicato il 02/06/2013

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