mercoledì 1 maggio 2019

Il Sorbo (Luis) è il secondo albero dell’alfabeto arboreo celtico


Il Sorbo (Luis) è il secondo albero dell’alfabeto arboreo celtico e i suoi rami rotondi, coperti di pelli di toro appena scuoiato, erano usati dai druidi come estrema risorsa per incitare gli spiriti a rispondere a domande difficili. Nelle isole britanniche, il Sorbo è l’albero più utilizzato come protezione contro i fulmini e i malefici in genere.

Nell’antica Irlanda i druidi di due eserciti nemici accendevano fuochi di Sorbo e vi recitavano sopra incantesimi per chiamare gli spiriti a prendere parte al combattimento. Nell’epica celtica (Il Romanzo di Diarmuid e Grainne) la bacca del Sorbo, insieme alla mela e alla noce rossa, viene definita “cibo degli dei”, espressione che porta a interpretare il tabù alimentare su tutto ciò che è rosso come un’estensione di quello comune sul fungo rosso dell’Amanita muscaria, considerata “cibo degli dei” anche presso Greci e Romani (nella Grecia antica tutti i cibi di colore rosso -aragoste, pancetta, triglia, gamberi, frutta e bacche rosse – erano soggetti a tabù tranne che nelle festività in onore dei morti. Il rosso, forse anche per l sua connessione con il colore del sangue, era il colore della morte in Grecia e nella Britannia dell’Età del Bronzo, come mostra l’ocra rossa rinvenuta nelle sepolture megalitiche della piana di Salisbury, così come in altre sepolture dell’Europa Neolitica – cfr. M.Stone, Quando Dio era una donna).

Il Sorbo è considerato dai Celti l’albero del ritorno in vita e del risveglio, profondamente legato al prevalere della luce sul buio. Il suo mese nel calendario celtico va dal 21 gennaio al 17 febbraio, e a metà di questo periodo cade la festa di Imbolc (1 febbraio), una delle quattro feste stagionali che scandivano l’anno pagano (insieme a Beltane, Lammas e Samain). Imbolc è la festa del ritorno della luce, segna la fine dell’inverno e l’inizio della rinascita della vegetazione. Imbolc e il Sorbo sono protetti dalla dea Brigid (o Birgit, Brigitta, Brigantia), divenuta poi con il Cristianesimo Santa Brigida, che un tempo era la Dea Bianca, la Triplice Dea protettrice del Fuoco, del risveglio alla vita, delle arti, della filatura e della tessitura. Anche per questa ragione, tradizionalmente, i fusi erano in legno di Sorbo. Il legame tra il Sorbo e il Fuoco, la Luce, si trova anche nel suo nome celtico: Luis, che ha la stessa etimologia di luisiu, ovvero “fiamma”.

Le bacchette da rabdomante un tempo usate per trovare i metalli erano in legno di Sorbo e il suo legno veniva spesso usato nella divinazione. Il suo uso oracolare spiega forse, secondo Graves (Graves R., La Dea Bianca) la presenza di boschetti di quest’albero a Rugen e nelle altre isole baltiche dell’ambra, un tempo sedi oracolari, nonché la frequente ricorrenza del Sorbo notata da John Lightfoot (Lightfoot J., Flora Scotica) nei pressi di antichi cerchi di pietre. Il Sorbo era considerato protettore delle soglie e portatore di luce, custode del passaggio tra i mondi e dei risvegli a nuova vita.

Nei miti norreni ritroviamo ancora il Sorbo come simbolo di protezione. Un mito islandese narra che Thor, dio dei tuoni e dei fulmini, un giorno stava per annegare in un fiume, ma riuscì a salvarsi aggrappandosi a un ramo di Sorbo. Da allora, oltre alla Quercia, anche il Sorbo divenne sacro al dio. Poiché Thor è il dio dei fulmini, questo spiegherebbe anche come mai il Sorbo è considerato nel nord l’albero che meglio protegge contro di essi (statisticamente, quest’albero è in effetto uno dei meno colpiti durante i temporali).

Tradizionalmente, nel Galles avere un Sorbo vicino alla propria casa era considerata una fortuna e le donne si appuntavano al petto bacche di Sorbo per proteggersi dalle stregonerie.

Infine, è interessante notare come in molte leggende irlandesi si trovino serpenti e draghi in qualità di guardiani di alberi di Sorbo, ed essendo il serpente uno degli animali-simbolo della Grande Dea nella sua versione ctonia, questo dato ci parla della connessione tra il Sorbo e la Dea così come di quella tra il Sorbo e le forze della Terra. Infatti se consideriamo che molto spesso i cerchi di pietre megalitici sorgono lungo le linee in cui scorrono le correnti energetiche della Terra (una sorta di meridiani del corpo di Gaia, un tempo chiamati “linee del drago”, e il drago non è in fondo che una versione potenziata del serpente che, guarda caso, sputa fuoco), e che spesso vicino a questi siti si rinvengono Sorbi o tracce di essi, vediamo come serpenti, Sorbi e siti megalitici siano legati dal filo rosso del culto della Dea Madre, che altro non è se non il pianeta-organismo su cui viviamo e di cui facciamo parte. Le antiche popolazioni, che intuivano e conoscevano l’anatomia energetica della Terra, costruivano mandala di pietra in luoghi in cui l’energia era particolarmente forte, per favorire la comunicazione tra i mondi, le dimensioni temporali e i piani di coscienza, e ponevano il Sorbo come guardiano di questi portali.

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