sabato 21 settembre 2019

Psychè il respiro dell'anima


    Psyché significa anima, farfalla e respiro allo stesso tempo. Ma cominciamo dal principio…

La lettera psi – Ψ appartiene all’alfabeto greco e viene usata anche come simbolo ed icona della psicologia. Per gli antichi greci la psyché (ψυχή) era l’anima ed il respiro. Il termine psyché indica, come è ovvio, la sfera psichica, ovvero un’anima sensibile e una mente riflessiva. Ma psyché significa anche respiro, il soffio vitale che dà la vita: è quindi il respiro a donare al corpo l’anima e la mente. Ma psyché significa anche farfalla.  Nella mitologia la farfalla è il simbolo dell’anima, della leggerezza e della volatilità dello spirito vitale. La farfalla è anche simbolo della fragilità, della bellezza ma anche della brevità della vita, della non permanenza ma anche della felicità. Psiché-farfalla è la personificazione del respiro dell’anima.

RESPIRAZIONE E DIAFRAMMA

Fin dall’antichità era conosciuta l’importanza della respirazione per l’armonia dell’intero organismo umano. Particolare attenzione era riservata a un fondamentale organo posto al centro del corpo, il diaframma, il muscolo che dà movimento ed energia all’onda respiratoria. Il diaframma per mezzo della sua struttura a cupola separa e allo stesso tempo congiunge la parte superiore e quella inferiore del corpo. Diaframma deriva dal latino diaphragma che contiene la parola phrasso (limitare, chiudere), termine che mette in evidenza una funzione primaria: quella di confine e di connessione tra la parte alta e quella bassa dell’organismo umano. Per gli antichi greci il diaframma era origine e centro del principio vitale. Lo designavano infatti col termine phrenes che significa letteralmente “mente”. Il diaframma-phrenes, anche questa volta indistintamente psiche e respiro, aveva secondo gli autori classici un ruolo essenziale nella regolazione dell’equilibrio tra la vita psichica e quella somatica.

PSICOLOGIA: I TRE REGNI DELL’ANIMA

Ma anche la moderna psicanalisi e, a maggior ragione, la psicoterapia corporea ritengono importanti il respiro e il diaframma. Secondo Georg Groddeck, fondatore della medicina psicosomatica e autore de Il linguaggio dell’Es (1933), nel corpo possiamo individuare aree in cui hanno sede i tre regni dell’anima: la testa, il torace e il ventre. Il collo, tra testa e torace, e il diaframma, tra torace e ventre, sono organi che separano e congiungono allo stesso tempo queste zone. Essi equivalgono a cerniere che possono facilitare o al contrario ostacolare la comunicazione fra i tre vitali e imprescindibili regni dell’anima. Groddeck porta l’esempio della schizofrenia, parola che contiene al suo interno il termine phrenes che come abbiamo visto significa mente. Schizofrenia: dal greco σχίζω (schizo, diviso) e φρήν (phren, psiche) significa “mente divisa”. Ciò indica che tra l’anima del ventre e l’anima del petto si è creata una barriera. Il luogo della scissione, allora, non è il cervello, non è nella sfera psiche-pensiero: è nel diaframma, il limes che chiude la comunicazione tra l’anima del ventre e le anime del petto e del capo.

L’ANGOSCIA E IL RESPIRO

Le persone trattengono il respiro quando vogliono mantenere l’anima del capo – l’attività cerebrale razionale e cosciente – indipendente e non condizionata dai sentimenti dell’anima del petto e dalle sensazioni dell’anima del ventre. Il termine angst, che in tedesco indica ansia, angoscia e paura, deriva dal verbo latino àngere (stringere, soffocare, angusto). Tra il fisiologico e il simbolico possiamo allora considerare l’angoscia un vero e proprio irrigidimento del diaframma che grava sull’addome e che soffoca il respiro. Un peso che opprime il petto: e quindi “angustia” il cuore. Possiamo quindi ritenere i disturbi psicologici che affliggono gli esseri umani (l’ansia, l’angoscia, il panico, la depressione…) sintomi di uno squilibrio che ha origine nella perduta armonia psico-corporea, effetti dell’infrangersi dell’unità primigenia di corpo e anima. L’inquietudine e il malessere diventano allora la metafora concreta e dolorosa dell’allontanamento inesorabile dell’anima dal corpo. Un progressivo separarsi ed estraniarsi della psyché-anima dalla psyché che significa respiro e soffio vitale. Un distacco che sta alla base della dicotomia mente-corpo che alimenta il pensiero occidentale, permea le nostre esistenze e condiziona il nostro piacere di vivere.

 L’ARMONIA CORPO MENTE

Dopo queste riflessioni tra scienza e filosofia si potrebbe facilmente – e inutilmente – indugiare su tristi pensieri e su grigi futuri. In verità non si propone qui una antropologia pessimistica che guarda con nostalgia ai bei tempi antichi. Il cammino dell’uomo è ancora in corso: la storia ha affrontato molte superstizioni e false credenze che tenevano gli esseri umani schiavi dell’ignoranza e in soggezione del fato. Esseri umani paurosi e ciechi che vivevano, come racconta Platone nel “mito della caverna”, nell’oscurità del sapere. Con spirito libero, curiosità e entusiasmo, per mezzo di un agire creativo e coraggioso rivolto a tutti i campi dell’esperienza umana (“con il lavoro, la conoscenza e l’amore” – per usare le parole di Wilhelm Reich) guardiamo alle generazioni future con l’augurio di una nuova, più profonda e consapevole integrazione di tutte le facoltà umane, un equilibrio di livello superiore, sapiente e gentile – ma anche ironico e giocoso – che superi la dicotomia tra corpo e mente. Che riconcili la mente e il corpo, che faccia danzare insieme l’anima e il respiro in una più grande e saggia psyché.

 IL RESPIRO PER LA CRESCITA PERSONALE

È il respiro ad unire corpo ed anima, semplicemente perché è la fonte di energia che dona la vita ad entrambi. La respirazione è l’unica funzione vitale dell’organismo ad essere allo stesso tempo involontaria e volontaria, un tramite tra sistema nervoso autonomo e sistema nervoso centrale, un ponte tra conscio ed inconscio, razionale e irrazionalità, veglia e sonno, volontà e spontaneità: in una parola tra corpo e mente. La respirazione è da sempre alla base di antichi riti e pratiche di meditazione e di preghiera. Ancor oggi è il centro pulsante dello yoga. Altre pratiche sono la Vegetoterapia di Wilhelm Reich (fondatore della psicoterapia corporea ed ideatore del concetto di identità funzionale di psiche e soma), la Bioenergetica di Alexander Lowen, la Respirazione olotropica di Stanislaw Grof fino al Rebirthing di Leonard Orr. Pratiche tutte meravigliose ed efficaci, diverse per qualità ma affini nelle mete: l’armonia corpo mente, la crescita personale e lo sviluppo del potenziale umano insito in ognuno di noi.

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