Gli Egizi di tutte le classi sociali avevano estrema cura del proprio corpo come pratica di significato anche spirituale: “…Rendi il tuo corpo forte e felice e cura te stesso per rispetto al Signore dell’Universo” .
Le persone abbienti si lavavano al risveglio e prima e dopo i pasti principali; al posto del sapone, ancora sconosciuto, usavano una crema a base di cenere e di argilla, calcite, sale, miele e natron (= soda) amalgamati con acqua di palude, il cui contenuto di argilla garantiva un leggero effetto abrasivo; per un peeling piu’ radicale si aggiungeva polvere di alabastro.
Dato il clima assolato del paese era abitudine ungersi la pelle per nutrirla, per evitare le scottature e per difendersi dagli insetti; questa pratica era estesa a tutta la popolazione tanto che sotto Ramesse III gli operai addetti alla necropoli di Tebe scioperarono perché non venivano consegnate le derrate alimentari, la birra e le scorte di oli solari.
A tal fine erano molto usati grassi animali (toro, oca, coccodrillo, leone, ippopotamo, serpente), oppure olio di balano, dattero, mandorle, sesamo, ricino, jojoba e, dopo la metà del II millennio a.C anche l’olio di oliva, che venivano profumati con essenze o resine balsamiche (incenso, cipresso, mirra, cinnamomo, ginepro, coriandolo o galbano); la mirra veniva usata anche come “burrocacao”.
La tonificazione avveniva con l’uso di acque aromatiche ottenute per macerazione di fiori di rosa, giglio, loto, ninfee, gelsomino o in alternativa con latte o miele; le nobili si facevano massaggiare con unguento di rosa o a base di olio di mandorle, miele, vino aromatico, resine e cannella, oppure con olio di cedro importato dal Libano, mentre le donne comuni usavano olii meno pregiati come quello di ricino, arricchito con profumi più ordinari come menta, timo, origano.
Si usavano talchi profumati all’iris, sandalo, lavanda o citronella e si profumavano i vestiti con mirra impastata con cannella.
Per l’igiene orale si usava il natron che veniva strofinato sui denti con un ramoscello sfilacciato; per mantenere l’alito fresco si effettuavano sciacqui con un colluttorio disinfettante a base di mirra o si masticavano preparati dall’aroma molto intenso come ad esempio ramoscelli di mirto.
Plinio, autore romano vissuto nel I’ secolo d. C. riferisce che “L’Egitto era il più grande produttore di unguenti e pomate, le sostanze più raffinate venivano dal Delta del Nilo ed erano custodite in vasetti molto belli, realizzati in alabastro, ceramica o vetro, decorati con pezzi di pietre colorate che formavano dei disegni geometrici”.
Qui sotto trovate una raccolta di questi contenitori, che erano riposti anche nelle tombe, perche’ il defunto avesse i prodotti per la bellezza e la cura del corpo anche nell’Aldilà.
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