domenica 29 dicembre 2019

Lilith - Vampiri in Medioriente


Troviamo Lilith nelle religioni mesopotamiche e nell’ebraismo delle origini e le sue radici sono probabilmente babilonesi.

In accadico troviamo dei riferimenti al suo nome nel termine Lili-itu, riferito dalla divinità Ninlil. Entrambi i termini significano “signora dell’aria” e con Ninlil era chiamata la dea del vento meridionale, la moglie del dio celeste Enlil. Nell’antico Iraq, il vento del sud è associato con l’aggressione portata dalle tempeste di polvere meridionali e in generale con le malattie.

Līlītu (accadico) e לילית (lilith, ebraico) sono aggettivi femminili che derivano dalla radice linguistica proto-semitica <L-Y-L> notte (con l’aggiunta della nisba t a significare della notte o notturna), e traduce letteralmente un essere femminile della notte, demone. Con tutto quello che dalla connotazione notturna deriva.
La stessa radice – che non esige letteralmente uniformità di concetti – in ebraico e nell’arabo Layla/Leyla, Lela o Lel significa sera o notte.

Lilith è un demone femminile associato al vento e alla tempesta. Porta con sé malattia, pestilenza e morte con un battito d’ali. E’ infatti raffigurata nella forma di donna uccello, così come molte altre figure femminili a metà tra il mondo umano e quello demonico. Oltre ad avere le ali, Lilith possiede lunghi e folti capelli (simbolo di sensualità e fertilità) di colore rosso (la lussuria senza controllo).

Nella mitologia babilonese i demoni (a differenza dei diavoli, di natura simile a quella divina) sono creature a metà tra la condizione umana e quella divina.
Lilitu è una demonessa, compagna di Lilu. Dai due nasce la figlia Ardat Lili.
Di Lilitu si dice: “è il demonio che l’uomo crea sul letto durante il sonno”.
Secondo gli ebrei, Lilith era la prima moglie di Adamo, nata non come Eva da una costola dell’uomo, ma modellata da Dio con la stessa terra. Lilith rifiutò di sottomettersi al marito e se ne andò via, oltre i confini dell’Eden, laddove dimoravano gli angeli caduti dopo la battaglia celeste condotta da Lucifero. Lilith lo trovò e lo scelse come compagno (riferimenti nello Sefer ha-Zohar,il Libro dello Splendore, uno dei principali testi cabalistici ebraci e nell’L’alfabeto di Ben-Sira, anonimo del X sec.d.C.).

 “Ella disse ‘Non starò sotto di te,’ ed egli disse ‘E io non giacerò sotto di te, ma solo sopra. Per te è adatto stare solamente sotto, mentre io sono fatto per stare sopra.”
Alfabeto di Ben-Sira

Lilith si infuriò e pronunciò ad alta voce il nome di Dio: un tale atto è tabù nella religione ebraica. Se è un essere umano a commetterlo, genera scandalo. In un mito, designa e legittima una natura sovrumana. Abbandonò l’Eden prima della caduta dell’uomo e non avendo toccato l’Albero della Conoscenza non fu condannata alla mortalità.
Adamo chiese a Dio di riportare indietro Lilith, cosi tre angeli, chiamati Senoy, Sansenoy e Semangelof, furono mandati per ricercarla. Quando i tre angeli trovarono Lilith e le ingiunsero di tornare minacciandola di morte, lei rispose che non sarebbe potuta tornare da Adamo dopo aver avuto relazioni con i demoni, e che non sarebbe potuta morire in quanto immortale. Ma quando gli angeli minacciarono di uccidere i figli che lei aveva generato con i demoni e Lilith li supplicò di non farlo, promettendo che non avrebbe toccato i discendenti di Adamo ed Eva, se solo si fossero pronunciati i nomi dei tre angeli.

La dea Ishtar - che in uno dei suoi aspetti condivide le sembianze rapaci con Lilith
La dea Ishtar - che in uno dei suoi aspetti condivide le sembianze rapaci con Lilith
Viene descritta come un demone notturno, nelle sembianze di una civetta che lancia il suo grido, si aggira con altri demoni della tempesta e del vento. E’ fonte di grande pericolo per i bambini di sesso maschile (per proteggerli si usavano amuleti con nomi di angeli, oppure si tracciava un cerchio sacro attorno alla culla) e connota gli aspetti della femminilità che la religione ebraica aborriva: l’adulterio, la lussuria e la pratica di arti magiche e stregonesche da parte delle donne.

Le sue forme e la connotazione sensuale e sessuale la avvicinano all’antica dea Ishtar (Astarte o Inanna), divinità dell’amore e della guerra che spesso recava sembianze di donna uccello, conosciuta come “la giovane dea che ama sorridere”. Questa dea, così come poi Aphrodite, praticherà la prostituzione sacra.

Il passaggio da una religione profondamente matriarcale a una di stampo patriarcale vedrà connotare la grande sessualità femminile della dea da fonte di vita, piacere e fecondità a qualcosa di malsano da arginare.
Un’altra figura che concorre a formare il simbolo Lilith è Lamashtu.
Si tratta di un demone metà donna e metà asina o vacca, laddove la vacca rappresenta la lussuria, ma anche la fertilità, al nutrimento. Nelle religioni greche, associate alla vacca erano grandi dee madri come Hera o Europa. Lamashtu era la controparte femminile di Lamassu (riferimenti sempre nel post relativo a Lamashtu: Vampiri nel Medioriente II), il famoso bue alato con volto umano barbuto dell’iconografia assira. Nella cultura greca, la Lamassu diventa la lamia. La sua sola presenza significava distruzione e l’immagine veniva utilizzata come simbolo apotropaico, per incutere terrore e a protezione delle città e degli edifici.

Lilith rapisce i bambini piccoli o ne succhia via il respiro; provoca le eiaculazioni notturne negli adolescenti per cibarsi della loro energia sessuale e del loro sperma. Nei loro letti, poi, genera demoni.

Le zampe da rapace notturno e le ali (oppure, talvolta, una coda di pesce) rimandano all’aspetto con cui conosciamo le sirene. Sono tutte caratteristiche che sottolineano il legame di questa creatura con la luna, astro femminile di luci e ombre.

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