lunedì 30 dicembre 2019

Mormo – Vampiri nella Grecia Classica


La Mormo (Μορμώ, Μορμών) è uno spirito che morde i bambini per berne il sangue.
E’ una figura che si trova nella mitologia greca e che poi viene ereditata da quella romana e che somiglia molto alle rappresentazioni dei vampiri femminili a cui la letteratura gotica ci ha abituati.
Come alle streghe delle fiabe o ai folletti maligni, veniva attribuita a queste creature il provocare di disordini e rumori notturne nelle case o nelle botteghe.
Le sue sembianze erano quelle femminili (come al solito ci troviamo di fronte a donne splendide oppure a orrende megere) che presentavano tratti equini o si presentavano in forme di cavalli o di farfalle, come vuole un’ampia tradizione degli spettri.
Come le Lamie e le Empuse, anche le Mormo fanno parte del seguito di Hekate e talvolta ne annunciano l’arrivo o la rappresentano con il loro palesarsi.
Dall’epoca antica ci sono pervenute ben poche informazioni su queste figure mitologiche, ma pare accertato che avessero un ruolo iniziatico consistente nei culti misterici di Hekate.
Nelle commedie di Aristofane troviamo citate queste creature, ma pare che il commediografo greco utilizzasse il termine alla stregua di “uomo nero” o di “spauracchio”.
In questi casi Aristofane faceva riferimento a una tipologia di maschere particolari, le mormolykeia, modellate appunto sulla figura della Mormo con le quali si spaventavano i bambini.

Il teologo cristiano Ippolito di Roma (Asia, 170 circa – Sardegna, 235) nel suo Philosophumena redasse un paragrafo sulla forma di divinazione della piromanzia in cui accanto a Hekate e altre dee ctonie o lunari (Bombo, Gorgo, Luna) veniva invocata Mormo.
Da ciò possiamo presumere che le Mormo avessero connessione con i poteri del fuoco.
Probabilmente, considerata la triplice forma di Hekate e della Luna, e le tre Gorgoni, possiamo immaginare Mormo come una delle tre facce di una divinità più ampia.

Altre divinità simili, utilizzate nell’antichità dai genitori come spauracchio per i bambini che non volevano dormire – analoghe al più moderno uomo nero – erano, oltre a Mormo, anche Eurinome – tra le tante della mitologia greca, ci riferiamo alla divinità infera

dedita a divorare i corpi dei morti – Gello, Alifto e Acco. L’etimologia di quest’ultima è affascinante: deriva probabilmente dalla radice del verbo akkìzomai (“faccio smorfie”, “ghigno”). Presso i romani divenne Acca, che significa “madre”, “tata” e quindi allude a una vicinanza molto stretta, quasi intima alla dimensione domestica e del bambino dalla quale addirittura veniva o poteva venire accudito.
Il personaggio più importante in riferimento a questa tradizione è sicuramente Acca Larenzia, di cui parleremo in relazione alla mitologia romana, successivamente.

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