Quella di Tristano e Isotta è la più celebre storia d’amore del Medioevo. Ispirata a leggende dei popoli celtici, forse trovò una prima elaborazione scritta alla corte di Enrico II Plantageneto e di Eleonora d’Aquitania subito dopo la metà del XII secolo.
La versione originaria è andata perduta, come sono andate perdute, o sono giunte molto frammentarie, le opere che a essa si ispiravano (quella di Chrétien de Troyes ad esempio). La storia di Tristano e Isotta ebbe un successo e una straordinaria diffusione. Secondo il modo di produzione del testo tipico del Medioevo, infatti, il suo contenuto si modificava di volta in volta, entrava nella memoria dei lettori e degli ascoltatori e diventava materia di nuove compilazioni: così, fra il XII e il XIII secolo, il romanzo di Tristano e Isotta dette origine a una ricca fioritura di testi e soprattutto a un romanzo in prosa, che fa confluire nella storia di Tristano anche quella di Lancillotto (fu questo testo ad avere maggiore fortuna nel Medioevo).
Tristano, nipote di re Marco di Cornovaglia, vive alla corte dello zio compiendo grandi imprese. Un giorno parte alla ricerca della fanciulla a cui appartiene il capello biondo lasciato cadere da una rondine: lo zio, re Marco, la vuole in sposa.
Approda in Irlanda, uccide un drago e ottiene per il re la mano di Isotta la Bionda a cui appartiene il capello. Durante il viaggio, Tristano e Isotta bevono per sbaglio il filtro d’amore destinato a re Marco. Una passione fatale legherà d’ora in poi i due giovani amanti.
Ricorrono a diversi espedienti per tenere segreto il loro amore, a cominciare dalla sostituzione di Isotta la Bionda con l’ancella Brangania la prima notte di nozze. Alla fine sono scoperti: Tristano è condannato a morte e Isotta è abbandonata ai lebbrosi. Ma una spettacolare fuga di Tristano salva Isotta e i due si rifugiano nella foresta di Morrois.
Un giorno re Marco, andando a caccia, li sorprende mentre dormono: i loro corpi sono separati dalla spada di Tristano. Il re commosso da questo segno di innocenza, richiama a corte Isotta e manda in esilio Tristano.
Tristano fugge in Bretagna, dove incontra e sposa Isotta dalle Bianche Mani, ma non riuscirà mai ad amarla; pensa sempre a Isotta la Bionda e fa più volte ritorno alla corte di re Marco, travestito ora da mercante, ora da pellegrino, ora da mendicante pazzo, pur di rivederla. Ormai senza speranze, Tristano si lancia in imprese temerarie e, infine, resta ferito a morte. Solo Isotta la Bionda può guarirlo e Tristano la manda a chiamare: il suo arrivo sarà annunciato da una nave con le vele bianche. Arriva nel porto la nave con Isotta, ma la moglie, spinta dalla gelosia, mente e annuncia a Tristano che la vela è nera. Tristano allora si lascia morire. Isotta, scesa dalla nave, cade morta di dolore al suo fianco.
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