Ricordiamo in proposito il raccapricciante episodio di cui fu protagonista, millenni dopo la sua morte, il faraone Ramsete II, che regnò in Egitto durante la cattività degli Ebrei e che è ospitato sin dal 1886 al Museo Nazionale del Cairo. Un pomeriggio particolarmente afoso e umido, il numeroso pubblico presente nella sala di Ramsete II udi’ un forte scricchiolio seguito dal rumore forti di vetri infranti e, voltosi verso il feretro del sovrano, vide uno spettacolo davvero impressionante: la mummia del faraone, distesa nel sarcofago, s’era d’improvviso alzata a sedere, aprendo la bocca come per gridare, volgendo di scatto il capo a nord, spalancando le braccia incrociate sul petto e fracassando con la destra la vetrina.
Alcuni visitatori svennero, altri, precipitandosi verso l’uscita caddero per le scale, altri ancora, per far più presto, saltarono dalle finestre. Vi furono decine di feriti, il guardiano della sala si licenziò senza che gli si potesse trovare un sostituto, il governo egiziano dovette pagare forti indennità agli infortunati, ed il museo venne a lungo disertato dal pubblico, timoroso di vedersi cadere il palazzo sulla testa.
Tuttavia non successe più nulla, e gli esperti chiarirono subito la causa del fenomeno, d’altronde non unico: la mummia, abituata all’aria fredda e asciutta della camera sepolcrale sotterranea aveva semplicemente subito gli effetti del mutamento climatico, reagendo a quel modo all’umida afa del Cairo. Ma oggi (la prudenza non mai troppa) essa riposa col capo rivolto a settentrione, proprio come aveva prescritto la preghiera sepolcrale.
Da “Terra senza tempo” di Peter Kolosimo.
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