Il tarassaco è noto fin dai tempi antichi per le sue proprietà depurative, tanto è vero che il suo nome deriva dal greco “tarakè” ossia “scompiglio, turbamento” e da “akos” che significa “rimedio”, da cui Taraxacum, nome datogli dagli Apotecari alla fine del Medioevo. Le foglie, facilmente riconoscibili nei prati con il loro profilo a grandi denti, sono ricche di vitamine del gruppo A, B, C e D mentre le radici hanno proprietà fortemente depurative per l’organismo. Attorno a questa pianta sono fioriti miti e leggende. Grazie al tipico “soffione”, che viene fatto volare via in un fiato, gli innamorati si scambiano promesse d’amore: se gli acheni, dopo il soffio, volavano via tutti, disperdendosi nel vento, i loro desideri, si dice, verranno realizzati. Il tarassaco viene anche definito scherzosamente “Piscialletto” per le sue forti azioni drenanti e depurative e perchè, ai bimbi viene raccontato che chi lo raccoglie, avrà problemini di incontinenza tutta la notte.Il tarassaco può essere utilizzato in cucina in svariati modi. Le foglie fresche possono essere aggiunte alle insalate (da mescolare ad altre a causa del loro gusto particolarmente amaro), o alle frittate (magari queste?), le foglie più grandi e coriacee, invece, sono ottime per minestre e zuppe. I boccioli dei fiori, messi sotto aceto e sale, sostituiscono i capperi e le radici tostate sono un buon surrogato del caffè (quello che si trova in vendita sotto il nome di “caffè di cicoria”). Con i fiori, infine, può essere realizzata un’ottima marmellata.
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