Sul versante barese, si nasconde "u monachidd barese", un folletto dispettoso che graffia e picchia le persone nel sonno, disturba i cavalli e ne intreccia le criniere. L'unico modo per sconfiggerlo è sfilargli il cappello e chiudersi in camera fino a quando il folletto, disperato perché non vuole rivelare il suo mostruoso aspetto, offrirà denaro e oro in cambio del citato cilindro.
Nel tarantino invece esiste "la iuria": a seconda delle zone questo mostro è un gatto nero o un corvo gigante che, sempre durante il sonno, strappa le carni delle proprie vittime, infiltrandosi nella loro psiche e portando le persone alla pazzia.
A Vieste, in provincia di Foggia, esiste un altissimo scoglio dalla bizzarra forma, il Pizzomunno. Secondo la leggenda Pizzomunno, pescatore elegante e di bel aspetto, felicemente innamorato della sua bella e giovane Cristalda, ogni giorno all’imbrunire era solito partire dalla spiaggia di Vieste per andare al largo tra le acque cristalline del Gargano. Queste acque però non sempre sono state così innocue come appaiono oggi: durante la notte, infatti, Pizzomunno veniva ammaliato da delle sirene malvagie e follemente innamorate. Ma lui, fedele alla sua amata Cristalda, riusciva sempre a resistere al loro fascino, tanto da suscitare l’invidia delle sirene, che alla fine reagirono trascinando la sua amata negli abissi del mare. Così Pizzomunno, pietrificato dal dolore, si trasformò in una enorme roccia bianca, divenendo l’emblema della spiaggia di Vieste. Si narra che proprio qui, ogni cento anni, i due amanti si ricongiungono fino all’alba per trascorrere dei bellissimi momenti di amore, resi in passato impossibili dalle feroci sirene. Al sorgere del sole, però, le sirene tornano a riprendersi Cristalda, trascinandola nelle oscurità del mare con invisibili catene. Mentre il loro lamento si ripercuote di onda in onda per altri cento anni, Pizzomunno è costretto a ritrasformarsi in questo colossale monolite. La leggenda narra che coloro che faranno un giro completo intorno a Pizzomunno esprimendo un desiderio, avranno la possibilità di vedere il loro desiderio esaudito.
Nel barese una delle leggende più popolari narra di Licaone, Re di Arcadia e padre di moltissimi figli tra i quali Peucezio, dal quale deriverebbe il nome dell’antica terra di Bari, la Peucezia appunto. Licaone fu punito da Zeus a seguito di un atto scellerato. Il sovrano avrebbe infatti sacrificato uno dei suoi figli al Dio: quest’ultimo, però, avrebbe punito questa crudeltà maledicendo Licaone e trasformandolo in Lupo. Secondo questa leggenda, la doppia natura del sovrano, di uomo e di lupo, si sarebbe manifestata per la prima volta proprio in Puglia e, visto che la licantropia è considerata da sempre un’infezione di origine diabolica, trasmissibile tramite un morso o una ferita inferta dal licantropo alla vittima, probabilmente si è pensato che a seguito della prima trasformazione di Licaone, questa maledizione si sia diffusa nel territorio.
Sembre in provincia di bari, a Bitonto, si trova la famosa Torre del “Luponimo”. Il nome sarebbe collegato all'antica leggenda secondo la quale in passato la struttura sarebbe stata un rifugio notturno di un Licantropo mostruoso e pericolosissimo. A Bitonto è ancora possibile ascoltare antiche storie, narrate dagli anziani, sul famoso uomo lupo, “u Lupomn” nel dialetto locale (Lup: Lupo – Omn: uomo), incontri ravvicinati terrificanti che non si limitavano solo alle zone rurali ma che spesso avvenivano anche all'interno del paese. Per quanto riguarda l’antica torre, è più probabile che il suo nome derivi da “Lupis”, antichissima e nobile famiglia bitontina che forse in origine ne possedeva la proprietà.
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