martedì 13 agosto 2019
Il ponte delle streghe di Rignano Garganico
In provincia di Foggia c'è un bellissimo parco nazionale che associa una grande varietà di flora e fauna a bellissimi panorami: si tratta del Parco Nazionale del Gargano, dal quale si può godere di un'ampia veduta del Tavoliere delle Puglie. Dal 2004 il parco nazionale ha inglobato un piccolo paesino di poco più di 2.000 abitanti chiamato Rignano Garganico che, proprio per il fatto di essere sul promontorio ed avere degli stupendi panorami, soprannominato il "Balcone delle Puglie".
Fino al 1862 si chiamava semplicemente Rignano e in realtà ancora oggi in Puglia è famoso per la versione abbreviata; ma chi è di quelle zone sa bene che il paesino ha anche un altro soprannome, ovvero la "città delle streghe". A differenza di Triora, ben noto paese delle streghe in Liguria, qui non si parla di processi iniqui alle streghe, ma di streghe vere, con tanto di fatti reali citati in documenti ufficiali che vanno indietro nel tempo anche di secoli.
Che ci siano o che ci siano state le streghe comunque è ancora tutto da dimostrare, tuttavia le credenze popolari, gli aneddoti degli abitanti della zona e le leggende sono talmente numerosi che non possono essere ignorati.
Della città delle streghe a noi interessa il "ponte delle streghe", un ponte in pietra molto antico che permette di passare da una sponda all'altra del canale di Lamasecca: ancora oggi gli anziani ci passano solo se strettamente necessario e ogni volta che lo fanno volgono il capo alla parete di roccia che lo sovrasta nel timore che le streghe si palesino ai loro occhi.
Inizio col dirvi che non hanno tutti i torti: se si esaminano i libri antichi della parrocchia che riportavano i funerali e i decessi in zona si può leggere strani ritrovamenti nella zona del ponte: sin dal 1700 appaiono nomi (a volte nemmeno quelli perché forse erano stranieri o persone poco conosciute) di contadini, viaggiatori, mercanti e cittadini ritrovati decapitati, alcuni dei quali la testa non venne mai ritrovata. Fino all'inizio del 1900 purtroppo compaiono molti ritrovamenti e tutti in condizioni terrificanti.
Forse un po' quelle notizie, un po' le dicerie, un po' la fantasia hanno portato ad essere molto superstiziosi riguardo il ponte e ancora oggi si narra una leggenda davvero inquietante.
La leggenda oggi viene raccontata in diverse versioni, a seconda della persona a cui la chiedete, ma in generale si parla di tre contadini del luogo, che per comodità chiameremo Michele, Giovanni e Gino, che erano soliti salire a dorso degli asini lungo la collina per coltivare i terreni cui terrazzamenti. Per farlo seguivano sentieri sterrati che si inerpicavano seguendo parallelamente il canale Lamasecca.
Come ogni mattina i tre iniziarono la lenta salita, ma ad un certo punto le loro cavalcature iniziarono a dare segni di inquietudine e cominciarono a ragliare, rifiutandosi di proseguire. A nulla servirono le pacche e le bastonate: gli asini iniziarono a scalciare e uno di loro disarcionò il proprietario e si lanciò in corsa lungo la discesa.
Gino, il più attento dei tre, vide davanti a se sopra una roccia sporgente a circa 200 m da loro, dall'altra parte del vallone, la causa della paura degli asini e la indicò agli amici: tre bellissime ragazze nude ballavano in cerchio, tutte con i capelli lunghi, una bionda, una rossa e una dai capelli neri. Gli amici si voltarono, ma non videro nulla, nonostante agli occhi di Gino fossero ancora lì ben visibili.
I tre allora decisero di andare a controllare e fecero una deviazione per raggiungere la sporgenza. Legarono gli asini ad un albero e si incamminarono a piedi lungo il vecchio canale, fino a raggiungere il posto indicato da Gino. Man mano che si avvicinavano Gino iniziò a sentire delle voci di ragazza che cantavano, ma nuovamente i suoi amici non sentivano nulla. Giunti alla meta, nei pressi del ponte di pietra, videro con orrore tre cadaveri decapitati.
Già spaventati a morte, quando sentirono nell'aria la risata e il canto di tre ragazze provenienti da ovunque intorno a loro, Michele, Gino e Giovanni iniziarono a scappare all'impazzata, ognuno per un sentiero diverso. In paese arrivò solo Michele, mentre gli altri non fecero più ritorno. Gli abitanti iniziarono a cercarli per tutto il giorno e la notte: non solo non trovarono i due dispersi, ma nemmeno i tre cadaveri che Michele disse di aver visto vicino al ponte di pietra.
Michele inspiegabilmente impazzì e nella sua follia le uniche parole che riusciva a dire erano:
«Sò lli stréje, so lli stréje!» (Sono le streghe, sono le streghe).
Questa è una delle versioni più raccontate e oggi i giovani la prendono per una leggenda o una storiella per spaventare i più paurosi; certo è che non sono in molti i coraggiosi che preferiscono lasciare la via principale per passare nei pressi del ponte, forse perché, come ogni legenda, qualcuno teme che ci possa essere un fondo di verità
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