lunedì 23 maggio 2022

Ecate


 Ecate è oggi riconosciuta come la dea delle arti magiche e della stregoneria, Il suo nome significa colei che colpisce da lontano.

Circe e Medea avevano appreso da Ecate la loro arte ed erano iniziate ai suoi misteri.

Anche questa figura mitologica ebbe inizialmente connotazioni positive in qualità di dea delle terre selvagge e del parto (assimilabili quindi alla dea madre), in seguito, quando iniziò la demonizzazione del femminile, divenne dea della stregoneria e il suo ruolo fu relegato a quello di “Regina degli Spettri”, tale attributo fu trasmesso alla cultura post-rinascimentale, dalla quale presero poi spunto gli inquisitori durante la loro opera di “pulizia religiosa”.

Era rappresentata con tre teste e un solo corpo o con tre corpi uniti per la schiena (trimorfa).

Per gli orfici era trimorfa non solo perché rappresentava le fasi lunari, ma anche per l’assimilazione al culto delle grandi divinità ctonie come Demetra, Persefone e Artemide.


Esistono due teorie circa la sua origine:

Una ritiene che fosse figlia di Zeus e della figlia di Eolo Ferea e che la sua rappresentazione infernale derivasse dall’ira di Era che, immergendola nell’Acheronte con lo scopo di purificarla, ne determinò la trasformazione in una divinità degli inferi. In qualità di dea degli inferi teneva per cento anni aldilà dello Stige le anime di coloro che erano morti senza sepoltura.


Secondo la Teogonia di Esiodo era invece figlia dei Titani Asteria e Perse:

E Asteria incinse, e a vita diede Ècate, cui sopra tutti Giove Croníde onorò, le die’ fulgidissimi doni:

parte le die’ della terra, del mare che mai non si miete:

ed anche ella ha potere nel cielo gremito di stelle,

e piú d’ogni altra, onore fra i Numi immortali riscuote.

Ed anche adesso, quando qualcuno degli uomini in terra fa sacrifizi, e placa, secondo le usanze, i Celesti,

Ècate invoca per nome. E onore accompagna un mortale, quando la Dea le sue preghiere benevole intende;

e gli concede prosperità: ché ben grande è sua possa.

Perché di quanti nacquer da Terra e da Uràno, ed onori ebbero, questa Dea parte ha degli onori d’ognuno;

perché duro con lei non fu Giove, né nulla le tolse di quanto ella avea già fra i Numi piú antichi, i Titani,

bensí tutta la parte che allor possedeva, possiede.

Né meno onor la Dea, perché figlia è unica, ottenne, non della terra parte minore, del cielo e del mare,

ma anzi assai di piú: ché molto l’onora il Croníde.

E sta presso a chi vuole proteggere, e molto gli giova.

Nell’assemblea, prevale fra gli uomini l’uom ch’ella brama: quando alla guerra, sterminio degli uomini, s’arman le genti,

Ecate qui, la Diva, si mostra, ed a quelli che vuole, volonterosa gloria concede, concede vittoria:

dove giustizia si parte, vicino ai re giusti ella siede: anche allorché negli agoni contendono gli uomini, giova:

ché anche presso a loro si reca la Diva e li assiste, e chi di gagliardia prevalse, di forza, il bel premio

agevolmente guadagna, ricopre i suoi figli di gloria.

Ai cavalieri anche sa, quando vuole, recare assistenza.

E a chi nel glauco mare travagli. , e tra l’ira dei flutti Ecate invoca, e l’Enosigèo che profondo rimbomba,

la celeberrima Dea, facilmente concede ogni preda, agevolmente, e, dopo scovata, se vuole, la toglie.

Moltiplicare il bestiame nei chiusi ella può con Ermète. Le mandre dei giovenchi, le greggi gremite di capre,

le mandrïe lanose di pecore, ov’essa lo voglia, da pochi a molti capi, da molti riduce a ben pochi.

Così costei, che fu di sua madre l’unica figlia, onor su tutti i Nomi che nacquer piú antichi, riscote.

E protettrice il Croníde dei pargoli tutti la fece che gli occhi dopo lei dischiusero ai raggi del sole:

così da prima fu tutrice onorata ai bambini


Nella tradizione più antica era probabilmente una divinità lunare della Tessaglia, più tardi confusa con l’aspetto invisibile di Artemide corrispondente alla luna nuova per la sua identificazione con Selene. Come Artemide non usciva mai dalle dimore sotterranee e vagava sulle montagne come la luna, ma proprio per questo motivo in seguito divenne la dea degli spettri e di ogni magia, le erano sacri i crocicchi e i trivi nelle strade (per cui   chiamata anche Trivia) e la sua presenza era annunciata dai latrati dei cani da battaglia.

Anche questo animale merita una breve riflessione perché nel corso dei secoli subì interpretazioni ora positive, ora negative, in relazione ai personaggi che affiancavano o che rappresentavano (si pensi all’iconografia domenicana). Si riteneva che i cani fossero in grado di salvaguardare gli uomini dai pericoli invisibili perché in grado di vedere gli spiriti, in relazione al dio Anubi, che prese la forma di un grande cane simile allo sciacallo, ebbero anche il ruolo di guidare le anime nell’aldilà, però durante l’azione repressiva intrapresa dall’Inquisizione, i cani neri entrarono a far parte del novero dei simboli demoniaci presenti nei diversi trattati di demonologia perché considerati accompagnatori demoniaci delle streghe o dei maghi.


NOTIZIE TRATTE DA:

Rosalba Mulas“Iconografia delle streghe dall’antichità all’età moderna e stregoneria in Sardegna”

in Salvatore Loi “Inquisizione, magia e stregoneria in Sardegna”

H. Biedermann “Enciclopedia dei simboli”

Esiodo “Teogonia,

Nessun commento:

Posta un commento