Il tempo era scandito secondo atavici rituali e regolato sulla base delle fasi del sole e di quelle della luna, che i Celti consideravano patrona della fecondità della terra e delle donne. L’anno era così contraddistinto a mezzo di due tipi di croci, che simboleggiavano i cicli solari e lunari; mentre il ciclo solare era associato ad una croce a bracci ortogonali, quello lunare era rappresentato dalla croce di S. Andrea. Le festività solari erano legate allo scorrere delle stagioni (solstizio d’inverno, equinozio di primavera, solstizio d’estate, equinozio d’autunno), quelle lunari erano collegate al mondo bucolico e pastorale. Ed è qui che si compie il meglio della tradizione celtica. L’anno celtico era diviso in due metà, quella invernale e quella estiva, ciascuna delle quali era caratterizzata da due festività principali, le antiche Sahmain (che cadeva tra 31 ottobre e 1° novembre) e Beltaine (30 aprile/1° maggio), che erano le più importanti anche perché, oltre che scandire la divisione dell’anno in due parti, segnavano la divisione tra la metà oscura e quella luminosa (inverno ed estate). Le festività legate ai cicli della natura e delle sue stagioni erano Sahmain, Imbolc, Beltaine e Luchnasadh, tutte celebrate a partire dal tramonto del sole poiché i Celti ritenevano che il giorno iniziasse al tramonto del sole. Il Sahmain, conosciuto anche come Capodanno Celtico, segnava l’inizio dell’anno nel calendario celtico e il tempo della fine dell’estate, quello della semina e quello in cui cominciava la metà oscura dell’anno. Si tramanda che a Sahmain si aprissero le porte di collegamento tra il mondo terreno e l’Altromondo, l’aldilà fatato in cui risiedevano i defunti. Era proprio durante la notte del Sahmain che le barriere cadevano e vivi e morti potevano passare dall’uno all’altro dei regni. Imbolc, che per tradizione si celebra tra 31 gennaio e 1° febbraio, segnava l’arrivo della primavera. Detta anche “festa del latte”, poiché la celebrazione coincideva con il primo fiorire del latte, questa festività segnava il ritorno della fertilità, il rifiorire della vita sulla terra e, quindi, la necessità di avviare un nuovo ciclo di attività. Beltaine, tra 30 aprile e 1° maggio, scandiva il tempo della fine dell’inverno e l’inizio della metà luminosa dell’anno; durante il Beltaine, festività dedicata ai riti di fertilità, venivano spenti tutti i fuochi dentro le case, fuochi che venivano riaccesi grazie alla fiamma del grande falò rituale che era preparato per l’occasione. Il Lughnasad, infine, si celebrava tra il 31 luglio e il 1° agosto ed era l’ultima grande festività a chiudere il ciclo del calendario celtico. Festa di ringraziamento per il raccolto, il Lughnasad era chiamato anche “festa del grano” perché questo era il periodo di raccolta dei cereali per i Paesi celtici del nord Europa.
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