Ne mito conosciuto come ‘Enki e Ninmah’ si narra del primo tentativo di creazione dell’ uomo, ad opera dei due Anunnaki, perché questo potesse portare ‘il giogo degli dei’, cioè svolgere tutte quelle attività che erano svolte dagli dei minori. La storia si svolge in 4 parti. Nella prima parte, mentre Enki dorme nel suo giaciglio, gli dei minori si lamentano della fatica del lavoro. La dea
…
Namma, madre di Enki, sveglia suo figlio per presentargli le lamentele degli dei e gli suggerisce di creare un essere che lavori al posto loro. Enki, nella sua grande saggezza, decide allora che la cosa sia fattibile, e dà le istruzioni necessarie. Convoca quindi sua sorella Ninmah e le ‘dee della nascita’ le quali la dovranno assistere nell’ opera. Nella seconda parte, Ninmah crea 6 esseri, tutti malati, per i quali Enki ‘decide i destini’, cioè dispone per loro un compito che possano svolgere nonostante le loro menomazioni.Nella terza parte, poiché Ninmah è desolata di non essere riuscita a creare un ‘uomo perfetto’, Enki decide di provare un nuovo procedimento, utilizzando il seme di un dio e impiantarlo nell’ utero di una dea (Ninmah stessa?) mischiando questo seme con una forma d’ argilla da lui prodotta. Anche questo esperimento però produce un essere imperfetto, chiamato Umul (che in sumero significa appunto ‘creatura malata’), con molte menomazioni. Ninmah, constatando che questo essere non è in grado di badare a se stesso, si lamenta con Enki. Questi però ricorda a Ninmah di come lui abbia comunque badato ai 6 esseri prodotti da Ninmah. Nella quarta parte, probabilmente sentendosi rimproverata ingiustamente, Ninmah rinfaccia ad Enki di non aver però badato alla sua terra, alla sua città, quando questa fu distrutta, quando suo figlio (non identificato nel mito) fu costretto a fuggire, e quando lei stessa dovette abbandonare l’ E.Kur (il tempio di Nippur). Per contro, Enki la ammonisce di non rompere la promessa per la quale Ninmah avrebbe dovuto badare al destino della creatura da lui prodotta, la prega di ‘lasciare libera’ la sua creatura, e auspica che comunque questo giorno, quello delle creazioni, venga festeggiato. Enki ordina dunque che sia costruita una casa (non si capisce se DA Umul o PER Umul) e che siano scritte canzoni per commemorare l’ opera eroica di Ninmah. Il poema finisce con la consueta ‘lode’ al dio, per la sua saggezza e le sue opere. Il testo é molto importante perchè descrive il procedimento utilizzato per creare l’ uomo, che é la trasposizione in forma letteraria di una fertilizzazione in-vitro eterologa. Inoltre c’ é un passaggio, quello in cui Namma propone di creare il ‘sostitut’, che é molto espicativo seppur controverso:
"ama.gu10 mud mu.gar.ra.zu i3.gal2.la.am3 zub.sig3 dingir.re.e.ne keshe2.i3"
(tradotto generalmente con:Madre, la creazione di cui parli avrà luogo, imponiamo ad essa il lavoro degli dei)
La traduzione qui é controversa perchè in sumero non é possibile stabilire con certezza il ‘tempo’ di una situazione o azione. Dunque alla luce del significato dei singoli termini si può tradurre anche come ‘La creazione di cui parli esiste già’ intendendo con ‘la creazione’ in effetti ‘il creato’ (MUD) dunque un essere vivente. Si noti che ‘gar’ (NGAR) ha anche il significato di ‘immagine / aspetto / forma’ (Halloran – Sumerian Lexicon). Ciò indicherebbe, come sostiene Sitchin, che la creazione dell’ uomo fosse non un ‘Ex-Novo’ ma la modifica di un essere già esistente nel pianeta.
I Sumeri dicevano che l’uomo era stato prodotto purificando il sangue di Anunnaki maschi giovani ed estraendone ciò che doveva poi essere inserito nell’ominide prescelto.Gli autori biblici usano il termine [tselèm] che non indica il concetto astratto di “immagine”, come viene variamente interpretato dalla letteratura religiosa e dalla teologia tradizionale. Definisce infatti, in modo spe
cifico, “ un quid di materiale che contiene l’immagine”, una “ complete form“ riporta l’Etymological Dictionary. Inoltre nel testo biblico i due termini che indicano l’immagine e la somiglianza sono preceduti dai due prefissi (be) e (ki), che possiedono due significati la cui diversità non è di poco conto: (be) significa “ con, per mezzo di…”;• (ki) significa “ come, secondo…”.Il prefisso (be) è preposto al termine [tselèm] da cui si deduce che noi saremmo stati creati non “ a immagine” degli Elohìm, ma “ con quel qualcosa di materiale che contiene l’immagine” degli Elohìm. Una bella e sostanziale differenza! Ecco l’elemento concreto, nuovo, sempre “ dimenticato” dalle interpretazioni religiose tradizionali, perché non compatibile con la dottrina.Da notare inoltre come la Genesi dica anche che tutte le creature “ sono state fatte secondo la loro specie”, solo per l’uomo questo non viene affermato: la sua specie al termine dell’intervento “ divino” è diversa da quella che era la sua propria e originale! Ma c’è di più (e nel proseguire teniamo sempre a mente i racconti dei Sumeri,che dicono come l’elemento da inserire venisse tolto dal sangue purificato degli Anunnaki…). Il vocabolo [tselèm] infatti indica non solo un quid di concreto e materiale ma contiene, nel significato originale della radice semitica, anche il concetto di “ tagliato fuori da…”. Il Dizionario di ebraico e aramaico biblici “ Brown-Driver-Briggs Hebrew and English Lexicon”30 alla voce [tselèm] riporta la seguente indicazione: «something cut out», cioè qualcosa di tagliato fuori. La radice verbale [tsalàm] viene tradotta con “ cut off“ , “ tagliare via”. E che cos’è che contiene l’immagine di qualcuno e che può essere “tagliato via, tagliato fuori, estratto”? Una sola risposta ci viene in mente: il DNA.
Fonti: Z.Sitchin (il Pianeta degli Dei)
A.Demontis (Il Mito di Enki e Ninmah "Sitchinpedia")
M.Biglino ("Il libro che cambierà per sempre le nostre idee sulla Bibbia", "Il Dio Alieno della Bibbia")
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