domenica 30 dicembre 2018

Stranieri sulla Terra


Per molti versi, l’uomo moderno (Homo sapiens), è una specie di straniero sulla Terra. Da quando Charles Darwin presentò al mondo la sua teoria sull’evoluzione, per la vita sulla Terra è stato tracciato un percorso storico che, culminando nell’uomo, passa attraverso i primati, i mammiferi, i vertebrati e, ancora più indietro, attraverso forme di vita progressivamente inferiori, fino al punto in cui, miliardi di anni fa, si presume che sia cominciata la vita.Gli studiosi hanno cominciato a intravedere la possibilità di altre forme di vita in qualche altra parte del nostro sistema solare o addirittura al di fuori di esso, ed è qui che si sono fatti strada i primi dubbi circa la vita sulla Terra. Sembra infatti che qualcosa non quadri: se tutto è cominciato con una serie di reazioni chimiche spontanee, come mai la vita sulla Terra ha una sola e unica fonte, e non una serie di fonti dettate dal caso? E perché tutta la materia vivente contiene così poco degli elementi chimici che abbondano sulla Terra e così tanto di quelli che invece sono rari sul nostro pianeta? Non potrebbe essere che la vita sia stata importata sulla Terra da qualche altro luogo? La posizione dell’uomo nella catena evolutiva ha ulteriormente complicato il problema. Sulla base di reperti ossei ritrovati in luoghi diversi, gli studiosi credettero in un primo tempo che l’uomo avesse avuto origine in Asia circa 500.000 anni fa. Ma quando vennero rinvenuti fossili più antichi, risultò chiaro che il cammino dell’evoluzione aveva richiesto molto, molto più tempo. I primati antenati dell’uomo vengono ora datati approssimativamente a 25 milioni di anni fa. Da reperti ritrovati nell’Africa orientale riusciamo a collocare la transizione verso primati più simili all’uomo (ominidi) a circa 14 milioni di anni fa, mentre solo 11 milioni di anni più tardi sarebbe apparso il primo uomo-scimmia classificabile come Homo. Il primo essere con fattezze decisamente umane,"Australopithecus avanzato",visse in quella stessa parte del mondo circa 2 milioni di anni fa, ma ci volle un altro milione di anni prima che comparisse l’Homo erectus. Infine, dopo altri 900.000 anni, apparve quello che si considera il primo Uomo primitivo: l’Uomo di Neanderthal, dal nome della località dove i suoi resti vennero rinvenuti per la prima volta. Sebbene siano passati più di 2 milioni di anni tra l’Australopithecus avanzato e l’Uomo di Neanderthal, gli arnesi che i due gruppi utilizzavano, pietre appuntite,erano piuttosto simili, e anche le loro fattezze, per quello che ne sappiamo, non erano poi tanto diverse. Poi, improvvisamente e inesplicabilmente, circa 35.000 anni fa un nuovo tipo di uomo,Homo sapiens ("Uomo pensante"),apparve come dal niente e cancellò l’Uomo di Neanderthal dalla faccia della Terra. l’ipotesi che l’uomo moderno sia comparso 700.000 anni dopo l’Homo erectus e 200.000 anni prima dell’Uomo di Neanderthal non è assolutamente plausibile. Inoltre l’Homo sapiens sembra discostarsi nettamente dal lento processo dell’evoluzione, tanto che molte delle nostre odierne caratteristiche, come la capacità di parlare, non hanno assolutamente nulla a che fare con quelle dei precedenti primati. Il professor Theodosius Dobzhansky, che è un’autorità indiscussa in materia, era particolarmente stupito dal fatto che questo sviluppo fosse avvenuto proprio in un periodo in cui la Terra andava incontro ad un’era glaciale, una condizione,quindi, niente affatto propizia al progresso evolutivo. Partendo dal presupposto che l’Homo sapiens manca completamente di alcuni tratti che caratterizzavano i tipi precedentemente conosciuti, e ne presenta invece altri mai apparsi prima, egli concluse: «L’uomo moderno ha senza dubbio molti parenti e affini tra i fossili rinvenuti, ma non ha progenitori; quale sia quale sia l’origine dell’Homo sapiens resta davvero un mistero». Come è possibile, allora, che gli antenati dell’uomo moderno siano comparsi circa 300.000 anni fa, e non 2 o 3 milioni di anni più avanti, come avrebbe dovuto essere se fossero stati rispettati i normali ritmi del processo evolutivo? Siamo stati forse importati sulla Terra da qualche altro luogo, oppure,come affermano l’Antico Testamento e altre fonti antiche,siamo stati creati dagli dèi?

Ne mito conosciuto come ‘Enki e Ninmah’ si narra del primo tentativo di creazione dell’ uomo, ad opera dei due Anunnaki, perché questo potesse portare ‘il giogo degli dei’, cioè svolgere tutte quelle attività che erano svolte dagli dei minori. La storia si svolge in 4 parti. Nella prima parte, mentre Enki dorme nel suo giaciglio, gli dei minori si lamentano della fatica del lavoro. La dea


Namma, madre di Enki, sveglia suo figlio per presentargli le lamentele degli dei e gli suggerisce di creare un essere che lavori al posto loro. Enki, nella sua grande saggezza, decide allora che la cosa sia fattibile, e dà le istruzioni necessarie. Convoca quindi sua sorella Ninmah e le ‘dee della nascita’ le quali la dovranno assistere nell’ opera. Nella seconda parte, Ninmah crea 6 esseri, tutti malati, per i quali Enki ‘decide i destini’, cioè dispone per loro un compito che possano svolgere nonostante le loro menomazioni.Nella terza parte, poiché Ninmah è desolata di non essere riuscita a creare un ‘uomo perfetto’, Enki decide di provare un nuovo procedimento, utilizzando il seme di un dio e impiantarlo nell’ utero di una dea (Ninmah stessa?) mischiando questo seme con una forma d’ argilla da lui prodotta. Anche questo esperimento però produce un essere imperfetto, chiamato Umul (che in sumero significa appunto ‘creatura malata’), con molte menomazioni. Ninmah, constatando che questo essere non è in grado di badare a se stesso, si lamenta con Enki. Questi però ricorda a Ninmah di come lui abbia comunque badato ai 6 esseri prodotti da Ninmah. Nella quarta parte, probabilmente sentendosi rimproverata ingiustamente, Ninmah rinfaccia ad Enki di non aver però badato alla sua terra, alla sua città, quando questa fu distrutta, quando suo figlio (non identificato nel mito) fu costretto a fuggire, e quando lei stessa dovette abbandonare l’ E.Kur (il tempio di Nippur). Per contro, Enki la ammonisce di non rompere la promessa per la quale Ninmah avrebbe dovuto badare al destino della creatura da lui prodotta, la prega di ‘lasciare libera’ la sua creatura, e auspica che comunque questo giorno, quello delle creazioni, venga festeggiato. Enki ordina dunque che sia costruita una casa (non si capisce se DA Umul o PER Umul) e che siano scritte canzoni per commemorare l’ opera eroica di Ninmah. Il poema finisce con la consueta ‘lode’ al dio, per la sua saggezza e le sue opere. Il testo é molto importante perchè descrive il procedimento utilizzato per creare l’ uomo, che é la trasposizione in forma letteraria di una fertilizzazione in-vitro eterologa. Inoltre c’ é un passaggio, quello in cui Namma propone di creare il ‘sostitut’, che é molto espicativo seppur controverso:
"ama.gu10 mud mu.gar.ra.zu i3.gal2.la.am3 zub.sig3 dingir.re.e.ne keshe2.i3"

(tradotto generalmente con:Madre, la creazione di cui parli avrà luogo, imponiamo ad essa il lavoro degli dei)


La traduzione qui é controversa perchè in sumero non é possibile stabilire con certezza il ‘tempo’ di una situazione o azione. Dunque alla luce del significato dei singoli termini si può tradurre anche come ‘La creazione di cui parli esiste già’ intendendo con ‘la creazione’ in effetti ‘il creato’ (MUD) dunque un essere vivente. Si noti che ‘gar’ (NGAR) ha anche il significato di ‘immagine / aspetto / forma’ (Halloran – Sumerian Lexicon). Ciò indicherebbe, come sostiene Sitchin, che la creazione dell’ uomo fosse non un ‘Ex-Novo’ ma la modifica di un essere già esistente nel pianeta.





I Sumeri dicevano che l’uomo era stato prodotto purificando il sangue di Anunnaki maschi giovani ed estraendone ciò che doveva poi essere inserito nell’ominide prescelto.Gli autori biblici usano il termine [tselèm] che non indica il concetto astratto di “immagine”, come viene variamente interpretato dalla letteratura religiosa e dalla teologia tradizionale. Definisce infatti, in modo spe

cifico, “ un quid di materiale che contiene l’immagine”, una “ complete form“ riporta l’Etymological Dictionary. Inoltre nel testo biblico i due termini che indicano l’immagine e la somiglianza sono preceduti dai due prefissi (be) e (ki), che possiedono due significati la cui diversità non è di poco conto: (be) significa “ con, per mezzo di…”;• (ki) significa “ come, secondo…”.Il prefisso (be) è preposto al termine [tselèm] da cui si deduce che noi saremmo stati creati non “ a immagine” degli Elohìm, ma “ con quel qualcosa di materiale che contiene l’immagine” degli Elohìm. Una bella e sostanziale differenza! Ecco l’elemento concreto, nuovo, sempre “ dimenticato” dalle interpretazioni religiose tradizionali, perché non compatibile con la dottrina.Da notare inoltre come la Genesi dica anche che tutte le creature “ sono state fatte secondo la loro specie”, solo per l’uomo questo non viene affermato: la sua specie al termine dell’intervento “ divino” è diversa da quella che era la sua propria e originale! Ma c’è di più (e nel proseguire teniamo sempre a mente i racconti dei Sumeri,che dicono come l’elemento da inserire venisse tolto dal sangue purificato degli Anunnaki…). Il vocabolo [tselèm] infatti indica non solo un quid di concreto e materiale ma contiene, nel significato originale della radice semitica, anche il concetto di “ tagliato fuori da…”. Il Dizionario di ebraico e aramaico biblici “ Brown-Driver-Briggs Hebrew and English Lexicon”30 alla voce [tselèm] riporta la seguente indicazione: «something cut out», cioè qualcosa di tagliato fuori. La radice verbale [tsalàm] viene tradotta con “ cut off“ , “ tagliare via”. E che cos’è che contiene l’immagine di qualcuno e che può essere “tagliato via, tagliato fuori, estratto”? Una sola risposta ci viene in mente: il DNA.

Fonti: Z.Sitchin (il Pianeta degli Dei)

          A.Demontis (Il Mito di Enki e Ninmah  "Sitchinpedia")
          M.Biglino ("Il libro che cambierà per sempre le nostre idee sulla Bibbia", "Il Dio Alieno della Bibbia")

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