giovedì 30 aprile 2020
Il pescatore e le sette streghe Una storia popolare raccontata a Meta di Sorrento
Napoli è una città misteriosa. Non vi è provincia o borgo dove non si racconti un’antica storia. Fondate o meno, circolano su di essa, sulle province che la riguardano, numerose leggende. Meta di Sorrento, cittadina turistica e rinomata della penisola sorrentina, non manca all’appello. Qui si racconta una leggenda popolare molto conosciuta dagli abitanti del posto. Il pescatore, Ciccio, e la notte delle sette streghe. Il nome del nostro protagonista è Francesco, ma appunto conosciuto da tutti come Ciccio.
Un giovane simpatico, carico di allegria e amante delle feste popolari. Ma Ciccio, era anche un gran lavoratore ed ogni mattina ad aspettarlo c’era la sua barca. A sera, il ragazzo riportava la barca a riva, sulla spiaggia di Alimuri, la ricopriva con un telo e tornava a casa. Una mattina però, la sua barca Ciccio lo ritrovò più distante dal luogo dove la sera prima l’aveva lasciata. Inizialmente non diede peso all’accaduto, ma il fatto non rimase isolato ed allora il pescatore decise di indagare. Voleva scoprire chi era il furbo che utilizzava la sua amata imbarcazione durante la notte.
Una sera si nascose sotto la barca, a fargli compagnia, la notte ed il sole rumore del mare. Fino a quando, Franco, in lontananza non vide sette ombre. Erano proprio le janare, le streghe ed il pescatore impaurito, le osservava da vicino. Le streghe avevano delle lunghe sottane bianche e capelli arruffati. Erano loro a rubare la barca ogni notte. C’era un piccolo particolare: la barca, si spostava solo se su di essa vi era imbarcato un numero dispari di persone. Quella notte qualcosa andò storto. “Ralle, ralle, mastu Giuseppe, invece e sei, simme sette” urlò la janara più anziana e brutta, ordinando alla barca di partire. Ma l’imbarcazione restò ferma. Una delle streghe, avvistò il povero Ciccio, nascosto ed impaurito. Il giovane pescatore, quella notte venne duramente colpito con i remi della barca, tanto da restare storpio.
A trovarlo in spiaggia, sofferente, il giorno dopo, fu un suo caro amico. Gli abitanti del posto inizialmente, ascoltando la storia di Franco, lo derisero, ma il giovane riuscì a dimostrare che il fatto era realmente accaduto. Mostrò loro un ramo di palma trovato sulla barca e macchiato di sangue. Da quel giorno, il pescatore divenne per la gente del posto “Ciccio ‘o stuorto”.
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