domenica 12 aprile 2020
KINTSUGI (金継ぎ)
Il kintsugi letteralmente significa riparare con l’oro ed è un’affascinante pratica giapponese che viene utilizzata per le ceramiche rotte. Una tecnica dove l'imperfezione viene sottolineata e non nascosta...
Se inavvertitamente ci capita di rompere una tazza a cui teniamo, siamo istintivamente dispiaciuti e ci adoperiamo in tutti modi per poter ricomporre l’oggetto, incollando minuziosamente ogni suo frammento, affinché le linee di rottura siano quanto più invisibili.
Ma a volte capita di non riuscirci: se nonostante tutte le attenzioni per ricomporlo, le crepe e le linee di rottura restano comunque evidenti, tristemente realizziamo che il tempo di quell’oggetto è per noi finito.
Il kintsugi ci insegna invece che se siamo in grado di dare valore ad ogni ferita, siamo destinati a far risorgere il nostro oggetto, la cui forma non potrà più esser la stessa, ma sarà nuova, diversa ed indubbiamente più preziosa.
Evidenziare i tratti di rottura di una ceramica con colori che riportano alla ricchezza, alle cose preziose, come con l’oro, l’argento o il bronzo, ci restituisce inaspettatamente un oggetto nuovo, nato dal precedente ma inevitabilmente trasformato ed impreziosito proprio dalla storia della sua vita.
Possiamo immaginare di portare la tecnica del kintsugi proprio a noi stessi. Ogni esperienza dolorosa della vita porta con sé la fine di un ciclo, ma quando questo accade, vuol dire che un nuovo ciclo è in realtà già iniziato, indipendentemente dal nostro volere.
Possiamo immaginare di portare luce alle nostre ferite, smettere di nascondere le nostre insicurezze e cicatrici, ma pensare d’esser destinati a diventare ancora più preziosi proprio grazie a loro.
Le situazioni critiche ci fanno crescere, con il passare del tempo possono renderci ancora più forti, più indipendenti, più consapevoli e soprattutto conferirci nuova vita, facendoci spesso scoprire risorse che non avremmo mai pensato di avere.
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