domenica 8 marzo 2020

La Pizia, sacerdotessa di Delfi


La Pizia o Pitonessa era l'oracolo più conosciuto dell'antichità, che dava i responsi sul futuro da parte di Apollo. Tale divinità, secondo la mitologia greca, ricoprì un ruolo importantissimo nella nascita di questo centro di culto.

 Prima di ospitare l'oracolo, infatti, Delfi ospitava Pitone, un serpente tanto enorme quanto mostruoso, che viveva in una grotta sul monte Parnaso. Costui fu mandato da Era per insidiare Leto al momento del parto, poiché la donna era la prova vivente del tradimento di Zeus. Nonostante le difficoltà, Leto partorì due gemelli divini, Artemide e Apollo. Quando quest'ultimo crebbe e venne a sapere che il nemico di sua madre abitava sulle pendici del Parnaso, vi si precipitò immediatamente. Apollo gettò all'interno della grotta una torcia accesa per far uscire il serpente e, quando Pitone fu alla sua portata, il dio lo trafisse con le sue frecce. Da allora, Apollo fece della grotta dove viveva Pitone il proprio oracolo, che prese il nome proprio da un appellativo del dio: Pizio. Inoltre, si dice che Apollo fondò i giochi pitici proprio per commemorare quella vittoria contro il mostro, nemico di sua madre.

 Da quel momento in poi, l'antro alle pendici del Parnaso venne occupato da una sacerdotessa che prediceva il futuro grazie alla fuoriuscita di vapori estatici, provenienti esattamente dalla voragine naturale in cui elle risiedeva. La Pizia, prima di profetizzare, si sedeva su un tripode, emblema di Apollo, respirava i vapori, raggiungendo così l'estasi, e comunicava il responso a un sacerdote assistente, detto Profeta. Questi era incaricato di interpretare e trasmettere il vaticinio al postulante.

 Il ruolo della Pizia poteva essere ricoperto solo da giovani vergini appartenenti alla nobiltà, le quali dovevano mantenere la propria castità per tutta la vita. Ma chi riusciva a rivestire una tale posizione, godeva di un prestigio e di una condizione sociale inusualmente elevati per una donna, all'epoca. Ciò era dovuto non solo alla grande fama dell'oracolo di Delfi, situato in un punto che era considerato l'omphalos, l'ombelico del mondo antico, ma anche al fatto che per consultare la Pizia era richiesta un'onerosa offerta in denaro, oltre a un sacrificio preparatorio, che aveva luogo prima dell'incontro con la veggente.

In un mondo maschilista, la Sibilla era una delle poche figure femminili che godeva di enormi privilegi e che era degna di rispetto. Non un uomo, ma una donna era la più grande mediatrice tra gli dèi e la gente comune. Poco importava che dalla sua bocca uscissero perlopiù sventure e presagi infausti. Anzi, a eccezione di Cassandra, queste profetesse venivano ascoltate con attenzione proprio perché potevano mettere in guardia le persone dai pericoli.

 Questa usanza oggi forse si è un po' persa. Si crede agli inutili allarmismi, ai guaritori, ai maghi, ai furfanti peggiori, ma non a chi, per il nostro bene, ci rivela una verità scomoda. Cassandra, che costituiva un'eccezione per la sua epoca, è una moda nella nostra. Ormai farsi portatori di verità scomode e non essere creduti non è più una maledizione di Apollo, ma una triste realtà.

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